“Un atto inequivocabile di intimidazione diretto contro una comunità pacifica e fedele radicata nella terra di Cristo”. Con queste parole i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme condannano l’assalto notturno compiuto il 28 luglio contro il villaggio cristiano palestinese di Taybeh, in Cisgiordania. In una dichiarazione congiunta diffusa oggi, i firmatari denunciano “un clima allarmante di violenza dei coloni contro le comunità della Cisgiordania”, segnalando come solo pochi giorni fa alcuni insediamenti abusivi abbiano spinto bestiame nel centro del villaggio e imbrattato le mura dell’antica chiesa locale. “Non si tratta di episodi isolati – scrivono – ma di un modello sistematico di intimidazione e abusi che mette in pericolo la vita quotidiana e la coesistenza pacifica nella Terra Santa”. I capi religiosi esprimono “rammarico” per le dichiarazioni ufficiali della polizia israeliana che “hanno ridotto l’accaduto a semplici danni materiali, omettendo il contesto di violenza sistemica e disprezzo del diritto internazionale”. Nel mirino anche la “disinformazione reazionaria” di gruppi legati ai coloni che, anziché affrontare le violazioni in corso, “tentano di screditare le vittime e minimizzare la portata delle aggressioni”. Da qui l’appello al governo israeliano a “perseguire i responsabili, garantire protezione ai civili e rispettare il diritto internazionale”. “L’aggressione continua – concludono – e con essa anche la nostra vigilanza e la preghiera per una pace fondata sulla giustizia”.