Clima: Oxfam e Greenpeace, 8 cittadini su 10 favorevoli a tassare le multinazionali del fossile

Otto cittadini su dieci nei Paesi coinvolti da un sondaggio internazionale si dichiarano favorevoli all’introduzione di una tassazione più incisiva sulle imprese dei combustibili fossili per finanziare interventi contro i danni della crisi climatica. È quanto emerge da una ricerca demoscopica commissionata da Oxfam International e Greenpeace International, diffusa oggi in concomitanza con la Climate Change Conference delle Nazioni Unite in corso a Bonn. L’indagine, realizzata dalla società Dynata in 13 Paesi, evidenzia un forte consenso anche in Italia, dove l’87% degli intervistati si dice favorevole a tassare maggiormente i grandi inquinatori, a fronte di una media globale dell’81%. Secondo il sondaggio, il 66% degli intervistati individua nella tassazione del comparto fossile lo strumento più equo per finanziare le azioni contro i cambiamenti climatici. Solo il 5% preferirebbe un prelievo tramite imposte sul lavoro, il 9% tramite tasse sui consumi, e il 20% su altri redditi d’impresa. Il 68% degli intervistati ritiene inoltre che le aziende fossili e una ristretta élite di super-ricchi esercitino un’influenza negativa sulle politiche pubbliche; in Italia la percentuale sale al 79%, la più alta tra i Paesi analizzati. La proposta di Oxfam punta a introdurre un’imposta sulle 590 maggiori imprese del settore fossile, che nel 2024 hanno realizzato profitti per oltre 583 miliardi di dollari. Secondo le stime, una simile tassa potrebbe generare 400 miliardi di dollari nel solo primo anno, cifra paragonabile ai costi annuali stimati dei danni climatici nel Sud Globale (fino a 1.045 miliardi entro il 2030).
Il lancio del sondaggio coincide con la presentazione del Pay Polluters Pact da parte di Greenpeace International, un’iniziativa che chiede ai governi di far pagare alle multinazionali del fossile i costi dei danni ambientali. Il Patto è sostenuto da oltre 60 organizzazioni e da esponenti di società civili e amministrazioni locali in vari continenti. “Le imprese del fossile conoscono da decenni gli effetti dei loro prodotti sul clima – dichiarano Simona Abbate (Greenpeace Italia) e Misha Maslennikov (Oxfam Italia) – ma continuano a trarre profitti enormi da un sistema che danneggia le comunità più vulnerabili. È ora che i governi ascoltino i cittadini e rendano i grandi inquinatori responsabili della crisi che hanno contribuito a generare”.

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