“L’essenza di questo lavoro non è proteggere noi stessi, ma esprimere amore per l’uomo e per ogni persona”. Lo ha affermato mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, intervenendo alla presentazione della Terza Rilevazione territoriale sulla rete per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, svoltasi oggi a Palazzo Borromeo. L’evento, dal titolo “Proteggere, prevenire, formare. La rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, è stato promosso dal Servizio nazionale della Cei e dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Nel suo intervento, mons. Baturi ha ribadito “la necessità di proseguire con determinazione il cammino intrapreso, cercando di superare le resistenze culturali e operative ancora presenti”. Ha sottolineato come “ogni sforzo debba essere orientato alla tutela del minore e dell’adulto vulnerabile, così come la Chiesa si adopera nella cura dei poveri, dei rifugiati e di coloro che fuggono dalla guerra”. Richiamando la capillarità della presenza ecclesiale sul territorio nazionale, ha osservato: “La Chiesa è la realtà più radicata sul territorio: per questo motivo, siamo chiamati a fare la nostra parte, con piena consapevolezza e responsabilità”. In tale prospettiva, ha sollecitato la promozione di “snodi istituzionali a livello locale, così come di una più profonda consapevolezza culturale, in particolare all’interno delle università”, affinché la cultura della tutela sia sostenuta da solide fondamenta formative. Mons. Baturi ha quindi ripercorso le tappe principali del percorso avviato: “Il Servizio nazionale è stato istituito nel 2018, seguito nel 2019 dall’approvazione delle Linee guida. La costruzione delle reti regionali, avvenuta in pieno tempo di pandemia, ha consentito di avviare con decisione attività di prevenzione e formazione”. Pur riconoscendo i progressi compiuti, ha evidenziato le sfide ancora aperte: “È necessario continuare a sostenere le diocesi più fragili, in particolare quelle che soffrono la carenza di personale specializzato. Il territorio nazionale è oggi coperto da centri con raggio d’azione interdiocesano, nati proprio per offrire supporto alle realtà più piccole. Un obiettivo significativo è stato raggiunto, ma resta ancora molto da fare”. Infine, ha auspicato “un approfondimento qualitativo dello sviluppo dei fenomeni”, attraverso uno studio che consenta “di monitorare più efficacemente la capacità pastorale della Chiesa di intercettare situazioni di crisi e di offrire risposte concrete e adeguate”