Striscia di Gaza: Cdal Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, “come cittadini, come cristiani, come testimoni della sofferenza umana, non possiamo tacere”

“Come cittadini, come cristiani, come testimoni della sofferenza umana, non possiamo tacere, nonostante il senso di impotenza che avvertiamo. Non possiamo tacere che mentre un popolo, quello palestinese, rischia di scomparire sotto le bombe, l’Italia non riconosce lo Stato di Palestina, ma stringe accordi commerciali sulle armi con Israele”. La denuncia viene dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal) di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, che ricorda, tra l’altro, i morti e i feriti causati dai bombardamenti israeliani, oltre alle vittime israeliane, gli abitanti di Gaza sfollati, le scorte di cibo e di acqua quasi terminate, l’inquinamento dell’aria le polveri sottili causate dai crolli degli edifici crollati, le strutture sanitarie saltate come strade ed elettricità. “Non possiamo tacere il silenzio assordante e colpevole della comunità internazionale che dinanzi a questa immane tragedia balbetta, prigioniera di tatticismi geopolitici ed interessi economici”, sostiene la Cdal, che ammonisce: “Non possiamo aver dimenticato la lezione di Papa Francesco che, nella enciclica Fratelli tutti, definisce la guerra la ‘negazione di tutti i diritti’, ‘il fallimento della politica e dell’umanità’, ‘la resa vergognosa alle forze del male’ e al loro ‘abisso’. Non possiamo aver dimenticato l’appello che il compianto Papa rivolge ‘a noi tutti, ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive'”. Per la Cdal “la strada è tracciata. Non possiamo rimanere in silenzio e inoperosi.
Siamo chiamati a fare la nostra parte, non possiamo smettere di sperare e costruire. Siamo chiamati a combattere la cultura belligerante che si insinua in ideologie nazionaliste e autoritarie. Siamo chiamati a tenere accesi i riflettori su Gaza. Ad aderire a manifestazioni e campagne social di ogni tipo”. La Consulta segnala, per esempio, l’iniziativa a cui hanno aderito tanti cittadini e organizzazioni non governative, “L’ultimo giorno di Gaza. 50.000 sudari”. “Il 24 maggio riempiamo le piazze, le strade, le finestre di lenzuoli bianchi, per onorare la memoria dei morti in quasi 600 giorni di assedio. Si tratta di gesti simbolici che ci richiamano al nostro impegno di cittadini e cristiani, consapevoli che ‘la guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi, ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono nemici da odiare, ma esseri umani con cui parlare’ (Papa Leone XIV)”.

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