
(Bruxelles) Si è svolto oggi nell’aula “Aldo Moro” del Parlamento europeo di Bruxelles l’evento conclusivo del progetto Chat Plus – Changing Attitude, dedicato alla sensibilizzazione e al contrasto delle mutilazioni genitali femminili in Europa. Un progetto biennale, coordinato dalla Fondazione Albero della Vita in collaborazione con il network europeo End Fgm (dall’inglese “female genital mutilation”), che ha visto la partecipazione di partner provenienti da tutta l’Ue. I 27 Stati membri hanno criminalizzato questa pratica, riconosciuta come una forma di violenza di genere grazie alla Direttiva sui diritti delle vittime (2012/29/Ue): attraverso questo strumento normativo si garantisce accesso a servizi specialistici gratuiti, consulenza e sostegno anche in casi di emergenza. Davanti ai rappresentanti delle realtà coinvolte, ha preso la parola l’eurodeputata Alessandra Moretti: “Non esiste giustificazione medica o morale, le conseguenze fisiche e psicologiche durano tutta la vita”. Moretti, che fa parte anche della Commissione Femm, ha sottolineato le ripercussioni sulle donne che subiscono mutilazioni genitali: “Soffrono di dolore cronico, riscontrano difficoltà sessuali e vanno incontro a disturbo da stress post-traumatico e parti complicati”. Secondo i dati Unucef del 2024, le donne sottoposte a mutilazioni vanno incontro a una probabilità di soffrire di emorragia post-partum superiore tre volte il consueto, e il 50% in più di probabilità, in caso di parto, di subire una morte fetale. A livello globale, oltre 230 milioni donne hanno subito questa pratica: in Europa sono più di 600mila, di cui 87mila soltanto in Italia, gran parte delle quali (60 per cento) sono minorenni.