Diocesi: Adria-Rovigo, ieri sera un incontro sul carcere minorile. Visentin (Centro Olivotti), “accompagnare i ragazzi a una rinascita dovere e forma di restituzione”

La riflessione di Michele Visentin, del Centro Studi Olivotti, alla serata di confronto “E se fosse un’opportunità?”, promossa ieri sera dalla diocesi di Adria-Rovigo, si è concentrata su “tre questioni che possono aiutare ad affrontare il tema degli agiti aggressivi e violenti giovanili da una prospettiva multidisciplinare”.
“È necessario cercare insieme, come comunità, nuove cartografie per leggere i fenomeni della violenza giovanile e del disagio in generale. L’adolescenza come ‘barometro sociale’ impone che ci interroghiamo sul modello di società che stiamo offrendo ai ragazzi e sulla fragilità adulta che questo modello lascia trasparire”, ha osservato Visentin.
Una seconda questione riguarda “il cambiamento qualitativo del fenomeno legato ai reati commessi dai giovani. In particolare l’aumento, tra i ragazzi, di una sofferenza mentale che è necessario riconoscere precocemente ma soprattutto prevenire”.
La terza questione concerne “la relazione tra i fenomeni di disagio che sfociano in comportamenti devianti e l’ambiente nel quale i ragazzi stanno compiendo la loro traiettoria evolutiva. Le dimensioni che dovrebbero caratterizzare un’evoluzione sana del percorso di crescita (i bisogni evolutivi) sono quasi tutte deficitarie. La comunità non può evitare di guardarsi allo specchio e riconoscere che è venuta meno ad alcune responsabilità esigibili come un diritto dai ragazzi. In questo senso, accompagnarli ad una rinascita, mentre vengono inseriti in un percorso di riabilitazione, non è solo un gesto di attenzione ma un dovere e una forma di restituzione”.

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