Domenica delle Palme: card. Betori (Firenze), “il Messia si fa compagno di viaggio capace di affiancare ogni esistenza, nessuna esclusa”

“Gesù non viene nel mondo a calpestare le vite degli uomini; egli viene a risollevare l’umanità dal giogo del peccato, pagando il riscatto dal male sul proprio corpo: presentando il dorso ai flagellatori, le guance a coloro che gli strappano la barba; la faccia agli insulti e agli sputi (cfr. Is 50,6)”. Lo ha detto, ieri, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia della messa per la Domenica delle Palme, celebrata in cattedrale.
“Il Messia ha un solo segno di riconoscimento: la forza della sua debolezza, plasmata dalla piena fedeltà alla volontà del Padre. Il Signore lascia che la forza del suo amore divino abbracci e trasfiguri ogni aspetto dell’esistenza umana, mortalmente ferita dal peccato. Egli si fa compagno di viaggio capace di affiancare ogni esistenza, nessuna esclusa: la più debole, la più ferita, la più contraddittoria, persino quella ostile”.
E “in questo cammino di spoliazione e di svuotamento che lo porterà all’ora del Golgota, la testimonianza di Gesù è corredata dai gesti compiuti da alcuni uomini e donne attorno a lui, piccoli segni di speranza che ci parlano ancora di lui, del compimento della sua missione e dell’amore del Padre”, ha aggiunto.
“Gesù, è davvero il Figlio di Dio, che offre la vita in riscatto per noi, entrando, umile e povero, in Gerusalemme. Il Messia, fragile e debole, è davvero il segno inequivocabile dell’amore salvifico di Dio – ha concluso il cardinale -. Facciamoci anche noi suoi discepoli, lasciamoci rendere anche noi piccoli segni di speranza, capaci di offrire la vicinanza di Cristo a chi è nella sofferenza e nel dolore”.

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