Identità di genere: Gambini, “approcciarsi con delicatezza all’identità di genere dei giovani”

“È normale che nei presbiteri ci siano persone omosessuali, persone che hanno scoperto la propria omosessualità dopo la consacrazione. Dobbiamo rassicurare queste persone, cambiare il nostro atteggiamento per farli sentire accolti”. Lo ha affermato don Paolo Gambini, direttore dell’Istituto di psicologia e direttore del Centro Psicopedagogico della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, intervenendo oggi, sabato 2 marzo, alla seconda giornata del convegno sul tema “Giovani e sessualità. Sfide, criteri e percorsi educativi” promosso dall’Università Pontificia Salesiana (Ups). A chi gli ha chiesto se può un sacerdote omosessuale educare gli altri, don Gambini ha risposto che può farlo perché “chi ha fatto un lavoro su di sé per integrare l’omosessualità può educare ad una equilibrata relazione con la propria identità sessuale”. Nel corso della sua relazione su “Identità di genere e orientamento sessuale” ha inoltre osservato che “nella Chiesa è importante pensare che le persone omosessuali non scelgono di esserlo. Si scopre di essere in un modo o nell’altro mediamente tra i 15 e i 30 anni, la maggior parte delle volte tra i 15 e i 20. Si tratta di una scelta sofferta, attraversata da crisi depressive”. Ai numerosi educatori che affollavano la sala, ha rivolto l’invito ad essere “capace di approcciarsi con delicatezza all’identità di genere dei giovani” che sono loto affidati. “Un educatore – ha concluso – deve saper accompagnare con serenità altrimenti andiamo a devastare il percorso nella costruzione dell’identità di genere”.

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