Diocesi: mons. Renna (Catania), “l’ultima parola non è data dalla morte e dalla violenza”

“Dopo aver condiviso questo cammino, ci separiamo forse con un senso di disagio; ma nella verità di chi segue una Via, ritorniamo ai nostri percorsi abituali dopo aver attraversato questa porta, la porta della Croce”. Con queste parole l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, ha introdotto il suo discorso al termine della Via Crucis cittadina, che si è tenuta nella serata di ieri. La cerimonia di preghiera, alla quale hanno partecipato l’arcivescovo emerito mons. Salvatore Gristina e un numeroso gruppo di laici – informa la diocesi – ha avuto inizio dalla cattedrale e si è snodata lungo via Etnea, per concludersi all’interno della Villa Bellini, un luogo che, suo malgrado, è diventato simbolo di recenti atti di violenza di gruppo che hanno coinvolto una giovane ragazza di tredici anni e il suo fidanzato. La croce, ha affermato il presule, “si manifesta nella vita non nata, nella vita dei bambini che periscono sotto i bombardamenti, nella vita di chi è imprigionato e nella tragedia dei sessanta morti che non hanno raggiunto le coste dell’Europa. È croce la violenza subita in questa Villa e in altri luoghi dove ragazze sono vittime della follia collettiva”. “Questi pesi – ha aggiunto – sono quelli che Cristo ha scelto di portare e noi non possiamo appenderci al collo una Croce o collocarla nelle nostre case senza rendere nostre anche queste sofferenze”. Ma la Croce, ha concluso il vescovo, “per noi non simboleggia solo la morte: è uno strumento di redenzione, perché Cristo è risorto, è stato risuscitato. L’ultima parola non è data dalla morte e dalla violenza: è l’Amore a trionfare, trasformandoci in creature nuove, capaci di fare della Carità la legge della propria esistenza. E possa questo amore trionfare nella nostra Catania”.

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