Immigrati: Pif ai media Vaticani, “nei volti degli immigrati l’essenza di Cristo. Bisogna cambiare le cose e dobbiamo esserci”

“Sono andato a Trieste per raccontare la storia di persone che partono dall’Afghanistan o Iran e passano per vari Paesi, vengono picchiati, rispediti indietro ma loro vanno comunque avanti e passando per Grecia o Turchia giungono in Italia. Qui fanno domanda per l’asilo, ma arrivati a questo punto si perdono”. Ai microfoni dei media vaticani il regista, sceneggiatore e autore televisivo Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, racconta l’esperienza del reportage sulla rotta balcanica, andato in onda il 13, 14 e 15 febbraio su Rai3 in ‘Caro Marziano’. Pif descrive che le persone giunte nella Penisola dopo aver fatto domanda di asilo si ritrovano a “vagare per Trieste, in una sorta di limbo”, in cui queste persone “dormono in dei magazzini abbandonati, accanto alla stazione, e vivono tra sporcizia e animali. Mi sono avvicinato a loro da agnostico – ribadisce PIF – e ne sono uscito credente”, perché quella esperienza “ti consente di toccare con mano Cristo. Tutti gli insegnamenti salesiani e cattolici che ho avuto da bambino – spiega – in questa situazione hanno avuto un senso”. Toccare con mano Cristo, per Pif, significa stare accanto a chi soffre. “L’immigrazione mette alla prova la tua Fede, ha messo alla prova il mio essere agnostico, ha ribaltato la questione, perché ti sbatte la condizione di queste persone in faccia. San Francesco oggi sarebbe là, in mezzo a loro. San Francesco è il santo che mette in crisi anche gli atei, perché fa quello che vorresti fare tu”. Quale futuro per i migranti di Trieste? “La mia paura è che il silos venga chiuso e i migranti comincino a vagare. Io voglio che si trovi una soluzione, come è loro diritto internazionale. Il Papa il 7 luglio sarà a Trieste, possiamo cogliere l’occasione per svegliare la politica. Bisogna cambiare le cose e dobbiamo esserci”. Pif si sofferma poi sull’incontro avuto con Papa Francesco: “Quando ho incontrato il Papa ho pensato ‘È come noi’, invece no: dopo ho capito che con il suo atteggiamento comunica che ognuno può essere come lui. È questo che da fastidio: spesso ci piace la Fede comoda, essere ‘cristiani da salotto’, citando proprio il Papa. È per questo che a un certo punto ho detto basta, non potevo più essere cattolico, nonostante la mia educazione cattolica. Ma da quando ho messo in dubbio l’esistenza di Dio, Dio è molto più presente rispetto a quando credevo”.

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