Simposio Ecclesia in Medio Oriente: Mzawak (Libano) “non si può essere credenti attivi senza essere cittadini attivi”

Simposio Cipro (Foto Sir)

“Siamo chiamati ad essere credenti e cittadini attivi. Non si può essere, infatti, credenti attivi senza essere cittadini attivi che aspirano a integrare e includere i valori del Vangelo nella vita quotidiana individuale, collettiva e istituzionale di qualsiasi società”. Lo ha affermato la docente libanese Mirna Abboud Mzawak intervenuta oggi al Simposio in corso a Nicosia (Cipro), promosso dalla Roaco per i 10 anni della promulgazione dell’Esortazione postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Parlando dell’impegno dei cristiani all’interno dello spazio pubblico socio-ecclesiale, la docente ha proposto l’esempio della “prima comunità di Gerusalemme, nata nel giorno di Pentecoste, come modello per rinnovare l’attuale comunità cristiana e farne così uno spazio di comunione per i testimoni”. In questo ambito entrano in gioco due grandi temi, la “santità e la vocazione” su cui lavorare soprattutto in ambito giovanile. La docente libanese, riportando alcuni sondaggi condotti in Libano ha mostrato “la precarietà concettuale del legame identitario tra santità e vocazione cristiana, attraverso la quale ogni persona è chiamata a diventare santa. La santità legata al martirio e alle virtù è più presente nella struttura mentale degli intervistati, nonostante l’enfasi della Chiesa sulla santità vocazionale e missionaria delle persone consacrate e dei laici. Oltre il 60% degli intervistati trova difficile ‘accedere’ alla santità, e il 31% collega la santità alla vocazione di ogni persona”. Per ciò che riguarda i giovani il 70% di questi “non ha uno spirito missionario. Per loro è un compito riservato a un gruppo specifico di persone. Tuttavia, il concetto di missione è legato a quelli di vocazione e impegno”. Mzawak ha definito “problematica” la posizione dei giovani cristiani del Medio Oriente nel “conciliare fede personale e pratica religiosa sociale, tradizione comunitaria e modernità, far interagire l’incontro personale con Dio e l’impegno comunitario. Nonostante il rifiuto del quadro religioso da parte di alcuni, essi rimangono comunque soggetti a una religione normativa per conformismo sociale, per affermarsi nella loro comunità, di fronte ai membri di altre comunità, in cui sono considerati diversi, e talvolta persino opposti”. Lo stesso vale per i partiti politici. Secondo stime recenti “oltre il 70% dei giovani non appartiene a partiti politici. I partiti politici in Libano e in Medio Oriente non rispondono alle aspettative dei giovani che non sono educati al coinvolgimento e all’impegno politico in termini istituzionali, in quanto la politica è più legata agli individui e alle famiglie che alle visioni concretizzate in progetti e strategie d’azione”. Altro punto è che “i giovani non percepiscono chiaramente la redditività patriottica e strutturale dei partiti politici esistenti e sono preoccupati da domande esistenziali a cui i partiti politici potrebbero non avere risposte”.

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