Simposio Ecclesia in Medio Oriente: Amman (Roaco), “cristiani sono cittadini a pieno titolo, Chiesa prenda in mano proprio destino”

(Foto SIR)

“I cattolici del Medio Oriente, che in maggior parte sono cittadini nativi del loro paese, devono godere di piena cittadinanza e non essere trattati come cittadini o credenti inferiori”: lo ha ribadito Nadim K. Amman, dell’arcidiocesi di Colonia e membro della Roaco (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) che stamattina, a Nicosia (Cipro) è intervenuto al Simposio promosso dalla stessa Roaco per il decennale della promulgazione della Esortazione “Ecclesia in Medio Oriente”. “Il dovere dei cristiani di contribuire a plasmare la loro società va di pari passo con l’esortazione a difendere gli uguali diritti di tutti i cittadini a fare la loro parte” ha affermato citando parole di Papa Francesco. “I cristiani sono cittadini a pieno titolo e con pari diritti dei loro Stati e non semplici minoranze nei loro Paesi d’origine. Non sono cittadini di seconda classe, ma cittadini a pieno titolo delle loro nazioni, con pieni diritti e doveri. I cristiani hanno sempre contribuito a plasmare la vita politica insieme ai musulmani” ha aggiunto Amman. “Un aspetto indispensabile di questo concetto – ha spiegato il membro della Roaco – è che cristiani e musulmani, che costituiscono la maggioranza della società, dovrebbero lavorare insieme. Insieme potrebbero costituire un modello per altri settori della società. Sembra che non abbiamo ancora riflettuto a sufficienza sulla ricchezza di possibilità che le istituzioni cristiane hanno da offrire”. A tale riguardo Amman ha rimarcato che “le istituzioni della Chiesa cattolica in Medio Oriente dimostrano che la Chiesa qui non è affatto una Chiesa zoppa e zoppicante, ma piuttosto una Chiesa dotata e impegnata che spesso testimonia in un modo che non vediamo più in Occidente. In alcune parti del mondo occidentale, sarebbe difficile trovare centinaia di giovani, laici e religiosi, disposti a impegnarsi nella fede come fanno i giovani del Medio Oriente”. Tuttavia, ha notato il rappresentante della Roaco, la gestione delle Istituzioni della Chiesa, diocesi comprese, chiede “una sempre maggiore trasparenza, una gestione sana dei beni temporali. Ci aspettiamo una collaborazione onesta da parte dei nostri partner. E questo significa anche che le Chiese in loco lavorino più strettamente insieme e siano ugualmente pronte a prendere decisioni talvolta dolorose. Siamo disposti a lavorare insieme a voi sulle visioni. È importante essere in grado di rispondere a un piano che risponda alla crisi specifica e non semplicemente a richieste individuali su una base un po’ ad hoc. E allo stesso modo è importante che la Chiesa sul posto rimanga attivamente impegnata e prenda in mano il proprio destino, invece di dipendere da aiuti esterni o di avere aspettative irrealistiche sulla capacità delle agenzie Roaco di continuare ad aiutare. Non vogliamo essere visti come donatori, ma come partner”.

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