Papa Francesco: a Fondazione Centesimus Annus, “specificità insostituibile del contributo femminile al bene comune”

(Foto Vatican Media/SIR)

Proseguendo il suo intervento nell’udienza di oggi, Papa Bergoglio ha affermato: “Veniamo all’ultimo punto: affrontare in modo nuovo sfide nuove. La specificità insostituibile del contributo femminile al bene comune è innegabile. Lo vediamo già nella Sacra Scrittura, dove spesso sono le donne a determinare svolte importanti in momenti decisivi della storia della salvezza. Pensiamo a Sara, a Rebecca, a Giuditta, a Susanna, a Rut, per culminare con Maria e le donne che hanno seguito Gesù fin sotto la croce, dove – notiamo – degli uomini era rimasto solo Giovanni. Nella storia della Chiesa, poi, pensiamo a figure come Caterina da Siena, Giuseppina Bakhita, Edith Stein, Teresa di Calcutta e tantissime altre. Al di là degli stereotipi di un certo stile agiografico, sono persone impressionanti per determinazione, coraggio, fedeltà, capacità di soffrire e di trasmettere gioia, onestà, umiltà, tenacia. La nostra storia è letteralmente costellata di donne così, sia di quelle famose, sia di quelle ignote – ma non a Dio! – che mandano avanti il cammino delle famiglie, delle società e della Chiesa. Ce ne accorgiamo anche qui, in Vaticano, dove le donne che ‘lavorano sodo’, pure in ruoli di grande responsabilità, sono ormai molte”.
Il pontefice ha quindi osservato: “Siamo in un tempo di cambiamenti epocali, che richiedono risposte adeguate e convincenti. Nel contesto dell’apporto della donna in questi processi, vorrei accennare a uno di essi: il progressivo sviluppo e utilizzo delle intelligenze artificiali e il delicato problema, ad esso collegato, del nascere di nuove e imprevedibili dinamiche di potere. È uno scenario a noi in gran parte ancora sconosciuto, in cui i pronostici non possono che essere congetturali e approssimativi. Ebbene, le donne in questo campo hanno tanto da dire. Esse, infatti, sanno sintetizzare in modo unico, nel loro modo di agire, tre linguaggi: quello della mente, quello del cuore e quello delle mani. È una sintesi propria solo dell’essere umano e che la donna incarna in maniera meravigliosa, come nessuna macchina potrebbe realizzare, perché non sente battere dentro di sé il cuore di un figlio che porta in grembo, non crolla, stanca e felice, di fianco al lettino dei suoi bambini, non piange di dolore e di gioia partecipando ai dolori e alle gioie delle persone che ama. E invece queste cose una donna le fa in modo naturale e unico, proprio per la capacità che ha di prendersi cura. Per questo, come scrivevano i Padri del Concilio Vaticano II, possiamo dire che ‘in un momento in cui l’umanità conosce una […] profonda trasformazione, le donne […] possono tanto operare per aiutarla a non decadere’”.

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