Sanità: Balduzzi (ex ministro), “Ssn è un patrimonio da preservare e potenziare. Salute è bene comune, non siano le regole del mercato a governarla”

“La salute, proprio perché è un bene comune, deve essere oggetto di una vigile e costante attenzione da parte di tutti; le regole che la governano non possono essere quelle tout court del mercato, anzi la salute – c’è scritto anche nella nostra Costituzione – è un limite al mercato stesso, all’iniziativa privata”. Lo afferma Renato Balduzzi, costituzionalista ed ex ministro della Salute nel Governo Monti, in un’intervista al Sir in occasione del 45° anniversario della legge 833 che istituì il Servizio sanitario nazionale.
È “un patrimonio da preservare e da potenziare”, osserva, ricordando che il provvedimento che istituì il Ssn “ha avuto sempre, fin dall’inizio, degli oppositori: cambiano le parole, le casacche, i contesti, ma gli oppositori della 833 ci sono ancora adesso”. Per l’ex ministro, “serve tutelare e proteggere il Ssn, difendendolo come un bene prezioso. E correggendo alcune decisioni che sono state messe in atto per reggere l’urto della pandemia e che in questo momento stanno fortemente indebolendo il sistema”. Il riferimento, per esempio, è ai medici gettonisti delle cooperative ai quali si è dovuto far ricorso specialmente durante la pandemia: “Se – rileva – hanno una retribuzione sproporzionata rispetto alle mansioni e alle responsabilità affidategli creando un problema nei confronti dei colleghi, è evidente che adesso che la pandemia è diventata endemia, o quasi, si dovranno cambiare le regole, perché altrimenti si scombussola il sistema”. Tra le priorità da cui partire per rafforzare il sistema sanitario, Balduzzi individua “il problema della mancanza di infermieri”, la realizzazione di “case della comunità” con “medici di famiglia, specialisti ambulatoriali, infermieri di famiglia e comunità, che vanno subito cercati e formati” e l’“integrazione socio-sanitaria” perché “il bisogno sanitario è sempre più strettamente connesso, soprattutto per le categorie più fragili e per i malati cronici, col bisogno sociale”.

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