Natale: mons. Tomasi (Treviso), “tra guerre e violenze forse non è tempo di auguri”, ma la nascita di Gesù “sia per noi la resa incondizionata all’amore gratuito e infinito di Dio”

“Ci sono tempi in cui sembra più difficile ed impegnativo del solito fare degli auguri, in particolare proprio gli auguri di buon Natale. Guerre, violenze, ingiustizie, un futuro sempre più incerto, la difficoltà di vedere autentici spiragli di speranza per il futuro, tra cambiamento climatico e polarizzazione sociale sempre maggiore, tra l’aumento della ricchezza sfrontata di sempre meno persone e la povertà crescente di grandi masse in tutto il mondo. E mentre scrivo queste righe, la notizia atroce dell’uccisione di una donna, ancora, una giovane donna, madre e in attesa di un bimbo, nel territorio della nostra diocesi”. Così il vescovo di Treviso Michele Tomasi, nel messaggio per il Natale.
“Forse non è tempo di auguri – osserva il presule -. No, se gli auguri sono l’invito generico a sollevare il morale, a fare un poco di festa, pur in un mondo con tanti problemi, l’occasione di accendere qualche luce artificiale in più per paura del buio e della notte. E non è tempo di auguri nemmeno se, con questi, pensiamo di poterci convincere di essere in fondo buoni, e che con un po’ di impegno potremmo mettere le cose a posto, se solo il mondo non fosse così cattivo”.
Eppure, secondo mons. Tomasi, “è proprio in questi momenti che possiamo ricordare che cosa si celebra davvero a Natale. Nel corso dell’anno, i cristiani celebrano l’unico grande, profondo mistero di Cristo, della sua vita donata, del suo dono di sé per il bene di tutti e di ciascuno, della sua incarnazione e vita, del suo insegnamento, del suo modo di vivere e di amare, della sua Passione e Risurrezione”. Allora “il Natale del Signore Gesù, il Messia atteso dai secoli, sia per noi la resa consapevole e senza condizioni all’amore gratuito e infinito di Dio. L’augurio di buon Natale – conclude il presule – sia l’invocazione della giustizia e della pace di cui abbiamo bisogno, ma che da soli non possiamo costruire né raggiungere”.

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