Avvento: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “dove c’è il discernimento, lì c’è l’umano”

“Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Cristiani, capaci di discernimento. I verbi del discernimento”. È il titolo della lettera di Avvento e del Natale 2023 di mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio.
Il discernimento comporta fatica e rischio: è inevitabile. “Eppure – scrive il presule -, comprendiamo bene che in poche situazioni della vita il nostro compito può essere realmente affidato a qualcosa come un sistema Gps. Le scelte tra bene e male, tra bene e meglio, tra beni quasi in concorrenza fra loro e poi le determinazioni esistenziali, cioè sulle grandi direttrici della vita, ma persino molte delle più banali opzioni quotidiane non possono essere delegate. In ogni piccolo o grande discernimento, infatti, prende forma e si gioca la nostra identità. In ogni scelta di qualcosa, scegliamo chi siamo noi. Dove c’è il discernimento, lì c’è l’umano”.
“A volte può sembrare più comodo – evidenzia il presule -, seguire delle norme prefissate di comportamento, che ci tolgano il più possibile la responsabilità di decidere”. In ogni gruppo umano “si è sempre fatto così”. Una regola pronta da applicare può essere più comoda di una decisione da ponderare. Uno schema di giudizio stereotipato, un protocollo da osservare, un’abitudine da ripetere possono apparire più pratici dell’impegno a valutare la particolarità di ogni singolo caso e di ogni occasione. “Unica e irripetibile è la nostra vita – prosegue -, perciò il discernimento è la facoltà necessaria a ogni persona e comunità umana per poter seguire la propria vocazione. La vita è vocazione” e “la vocazione non è né un copione già scritto che l’essere umano dovrebbe semplicemente recitare né un’improvvisazione teatrale senza traccia. Il discernimento è anche un’operazione scomoda e faticosa – conclude il vescovo -, proprio perché non è risolta una volta per sempre, ma chiama continuamente in causa la nostra responsabilità personale e il riconoscimento comunitario l’uno dell’altro: convivialità delle differenze. Non potrà mai esserci una sorta di navigatore satellitare in ambito spirituale, né alcuna forma di intelligenza artificiale a cui poter delegare l’onere di discernere al posto nostro ciò di cui solo la coscienza è responsabile”.

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