Violenza in Messico: Onu chiede al governo di proteggere le “madres buscadores”. Guerra López,  “Speranza solo a partire dalle vittime”

Nonostante un lieve calo, rispetto al picco del 2019 e del 2020, la violenza dei gruppi criminali continua a scuotere il Messico. Solo nell’ultimo fine settimana, sono stati registrati 186 omicidi, tra i quali 27 nello Stato di Sinaloa, 14 nel Michoacán, 13 nel Guanajuato. In questo contesto, fa clamore la richiesta del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, il quale, da Ginevra, ha chiesto al Governo di agire immediatamente per proteggere le “madres buscadoras”, le madri che cercano i propri figli scomparsi. Non punendo i loro aggressori, il Messico espone ogni giorno le ricercatrici di persone scomparse alla violenza e all’ingiustizia strutturale, ha avvertito il Comitato Onu.

Sull’esigenza di dare centralità alle vittime, per dare speranza al Messico, interviene, con un editoriale sul diffuso quotidiano “El Heraldo”, è Rodrigo Guerra López, filosofo messicano, oggi segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina. “L’incommensurabilità del dolore di una vittima è un mistero che mette in discussione la pacifica vita borghese: distante, indifferente, fredda – scrive Guerra -. Penso alle ‘madri in ricerca’, ai migranti perseguitati, alle donne violentate, ai bambini picchiati, ai giovani torturati. Tutti loro portano nel petto un torrente di lacrime che non si esaurirà mai. E non si esaurirà, perché è un autentico desiderio infinito di giustizia, come intuiva Max Horkheimer. Non si esaurirà perché è una rivendicazione di quella Giustizia totale che, d’ora in poi, deve operare in qualche modo, all’interno della Storia. Padre Gustavo Gutiérrez, con la sua caratteristica acutezza, ha scritto un libro che fa luce su questo tema. Si intitola ‘Hablar de Dios desde el sufrimiento del inocente’. Da esso riprendo alcune idee-forza: solo imparando ad ascoltare il dolore e impegnandosi con le vittime, si potrà parlare dalla loro speranza. Solo prendendo sul serio le ferite aperte, la sofferenza dell’innocente, e vivendo alla luce del mistero di un Amore infinito che ama fino alla croce l’umiliato, sarà possibile evitare che la nostra stessa vita diventi complice di persone, gruppi e ideologie che disprezzano la dignità delle persone, in particolare delle più vulnerabili. La persistente invisibilità delle vittime può essere superata abbracciandole con compassione, lasciandoci interpellare dalla loro presenza e permettendo che la loro voce maltrattata risuoni nelle nostre coscienze e ci spinga alla solidarietà empirica e concreta che sempre corregge, libera ed educa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa