L’Italia, con quasi 159mila richieste di asilo, è terza dopo Germania e Spagna in Europa per quanto riguarda le domande di protezione internazionale. Le richieste presentate rappresentano “il 16% di tutte quelle presentate nell’Ue”, sottolinea in una nota la Fondazione Ismu: “Dal 2021 il numero di domande di protezione nel nostro Paese è in continua crescita e nel 2024 si è registrato il numero più elevato degli ultimi dieci anni”. Solo il 7,6% ottiene lo status di rifugiato. Per quanto riguarda le decisioni di prima istanza adottate, Ismu evidenzia che nel 2024 “quasi due terzi delle richieste di protezione – oltre 50mila in numero assoluto su 78mila esaminate – hanno avuto esito negativo. Il dato italiano è superiore a quello Ue, dove gli esiti negativi sono meno della metà (48,6%). Nel 2024, dunque, nel nostro Paese sono state accolte poco più di un terzo delle richieste di asilo esaminate, e in particolare lo status di rifugiato è stato riconosciuto solo a 6mila persone, il 7,6% del totale”. Relativamente alle decisioni di prima istanza sulle domande di asilo Ismu “rileva che negli anni considerati (2012-2024) in Italia mediamente lo status di rifugiato viene riconosciuto in misura inferiore rispetto al complesso degli Stati membri: il 10% dei casi a fronte di una media Ue del 23%. Nel nostro Paese, il dato più alto è stato raggiunto nel 2021, quando l’incidenza dello status di rifugiato è stata del 17% sul totale delle domande esaminate.
Nel complesso dei Paesi Ue, invece, è il 2015 l’anno in cui si è registrata la percentuale maggiore, con il 39% delle concessioni di protezione per Convenzione di Ginevra”. Una “significativa peculiarità italiana” – si legge nella nota dell’istituto – è la protezione umanitaria, non prevista in molti Stati membri: sul totale degli esiti positivi i permessi umanitari concessi nel 2024 sono stati il 41% del totale (oltre 11mila casi), mentre nel complesso dei Paesi Ue l’incidenza di tale forma di protezione è del 17%. Il peso relativo della protezione sussidiaria è invece simile tra Italia e totale Ue: 38% vs 40%”.
I più alti tassi di esiti negativi in Italia rispetto alla media Ue sono determinati principalmente dal fatto che nel nostro Paese sono “molto numerose le domande presentate da cittadini provenienti da Paesi con tassi di riconoscimento bassi” come Marocco, Egitto, Tunisia e Bangladesh, che sono le nazionalità per le quali si registra il più alto numero di respingimento di richieste di asilo, tra l’80% e il 90% dei casi”, scrive ancora l’Ismu evidenziando che per quanto riguarda il dato relativo al totale dei Paesi Ue, il numero più alto di riconoscimenti di protezione dipende dal fatto che i richiedenti appartengono a nazionalità per le quali si registrano tassi più alti di decisioni positive: Siria (92%), Venezuela (89%), Afghanistan (81%), che sono anche i Paesi ai cui cittadini viene concesso soprattutto lo status di rifugiato.
Lo scorso anno hanno ottenuto lo status di rifugiato in Italia il 46% dei cittadini provenienti dall’Afghanistan, il 20% dei cittadini del Camerun, il 18% degli ivoriani e il 16% dei nigeriani. Per queste ultime nazionalità africane prevalgono le donne, che rappresentano oltre due terzi di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato. Nella media Ue è l’Eritrea il Paese con la più alta percentuale di riconoscimento di status rifugiati (oltre due terzi), seguito da Afghanistan (54%) e Somalia (36%). Il 29% dei rifugiati è donna, nel nostro Paese. Lo scorso anno sono state esaminate 68mila domande di protezione presentate da uomini e 10mila da donne. Tra queste ultime, oltre 6mila hanno ricevuto esito positivo per la richiesta di asilo (60%), mentre per gli uomini prevale l’esito negativo. Lo status di rifugiato è concesso in modo più significativo alle donne: l’ha ottenuto il 29% contro il 4,5% degli uomini.