“Nulla può giustificare il loro calvario”. È l’appello lanciato da dieci alti rappresentanti delle Nazioni Unite e delle principali Ong internazionali per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del personale umanitario detenuto nello Yemen settentrionale. A oggi, sono ancora 23 i membri delle Nazioni Unite e 5 quelli delle Ong detenuti arbitrariamente dalle autorità de facto Houthi. Alcuni sono in carcere da oltre 1.000 giorni. “Stavano facendo il loro lavoro, aiutando persone in disperato bisogno”, scrivono i firmatari. Due operatori – uno dell’Onu e uno di Save the Children – sono morti durante la detenzione. Altri hanno perso familiari senza poterli salutare. A sottoscrivere l’appello: Achim Steiner (Undp), Audrey Azoulay (Unesco), Catherine Russell (Unicef), Cindy McCain (Wfp), Tedros Ghebreyesus (Oms), Volker Türk (Ohchr), Hans Grundberg (Onu Yemen), Inger Ashing (Save the Children), Michelle Nunn (Care), Amitabh Behar (Oxfam International). Lo Yemen resta una delle peggiori crisi umanitarie al mondo: oltre 19 milioni di persone hanno bisogno di aiuto. Secondo le organizzazioni, la detenzione prolungata ostacola la risposta umanitaria e mina ogni sforzo per la pace. “Gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere presi di mira o detenuti mentre svolgono il loro mandato”.