“La Siria sta vivendo un momento storico importante per costruire un futuro migliore per le generazioni che verranno”. Lo ha detto l’arcivescovo Jacques Mourad, arcivescovo di Homs per i siro-cattolici, nel corso di una conferenza stampa online organizzata dalla sezione internazionale della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. A riportare la notizia è oggi il sito abouna.org. Il Paese mediorientale, che ha sofferto per anni una guerra civile e un devastante terremoto nel 2023, sta attraversando una nuova fase dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad e l’ascesa al potere di Ahmed al-Sharaa, conosciuto anche con il nome di Abu Mohammad al-Jolani. Un cambiamento che ha ridato speranza ai siriani, cristiani compresi, che vivono in condizioni di povertà e instabilità, e che soffrono per la disoccupazione e la disgregazione familiare a causa della migrazione di migliaia di persone negli ultimi anni. Parlando proprio della condizione dei cristiani siriani mons. Mourad ha affermato che “ciò di cui abbiamo bisogno sono lavoro e coraggio. Ci sentiamo responsabili del futuro, ma non dobbiamo pensare solo alla sopravvivenza, ma agire efficacemente a beneficio dei giovani in particolare”. Per il presule “l’istruzione e la salute” sono gli ambiti più importanti su cui ci si deve concentrare per costruire un futuro forte per i cristiani in Siria. È necessario costruire case per i giovani che desiderano sposarsi, incoraggiarli a sposarsi e investire in scuole e ospedali”. Qualche miglioramento economico potrebbe arrivare con la decisione degli Usa di revocare le sanzioni al Paese. “Molti cristiani siriani possono permettersi a mala pena un pasto al giorno, non hanno nemmeno i soldi per comprare una pagnotta di pane. I prezzi della benzina sono cari. In molti casi non c’è nemmeno l’acqua disponibile per lavarsi”. In questo contesto, il ruolo della Chiesa è centrale: “Dobbiamo esprimere il nostro ringraziamento a tutti i benefattori di Aiuto alla Chiesa che soffre e della Chiesa in generale, che permettono ai cristiani di resistere alla fame, alla sete e alla mancanza di risorse. La Chiesa ha cercato di essere un ponte per sostenere le famiglie. Ora la fine delle sanzioni aprirà la strada a nuove iniziative, progetti innovativi e nuove opportunità di lavoro”. “Viviamo in uno stato di speranza e di attesa anche se la disoccupazione e la povertà minacciano di far scoppiare tensioni interne. La diversità religiosa ed etnica è sempre esistita in Siria, e non possiamo immaginare una nazione che non assomigli alla nostra”, ha concluso il presule sottolineando che al momento “non si può dire che i cristiani siano perseguitati in Siria, anche se in passato hanno subito ‘persecuzioni indirette’. C’è ancora la possibilità di praticare rituali e tradizioni cristiane, anche se con una certa cautela”.