Striscia di Gaza: Guidetti (Fao), “disumanizzazione oltre l’immaginabile, ogni giorno muore una classe intera di bambini”

Nell’ambito delle Giornate di don Oreste a Rimini, le iniziative dedicate al centenario della nascita del sacerdote riminese fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, sono stati numerosi gli incontri sul tema della promozione della pace. Tra le testimonianze ascoltate, quella di Gennaro Giudetti, impiegato presso la FAO e operatore umanitario in zone di guerra, emergenza e crisi internazionali, tornato di recente dalla Striscia di Gaza. Ha collaborato con diverse ONG, tra cui il corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, Operazione Colomba. “Ciò che ho visto a Gaza, il livello di disumanizzazione a cui ho assistito, va ben oltre l’immaginabile. – il suo racconto – Sono stato in diversi altri teatri di crisi, ma il livello di odio, violenza e brutalità che ho incontrato in quella terra è troppo. Troppo per qualsiasi essere umano da sopportare: per chi vive lì e per chi ha lì la propria casa e famiglia, è come essere calati e tenuti imprigionati all’Inferno. Gli operatori umanitari sono tra i pochi testimoni di tutto questo e purtroppo percepiamo una comunità internazionale che rimane a guardare. Ci sentiamo abbandonati”. Con la pressione di essere anche le uniche componenti della società civile che possono avere esperienza diretta di ciò che sta accadendo. “La stampa internazionale non è ammessa, così come noi operatori siamo accettati solo in un numero limitato e preciso, e la nostra attività è rigidamente controllata, tanto che per essermi esposto più volte nel corso dei mesi rispetto a ciò che accadeva sono stato espulso e, al momento, non posso tornare sul campo”.
La dimensione più drammatica è quella legata ai bambini. “Spesso le notizie relative ai bambini arrivano solo come numeri. – prosegue Giudetti – Che sono già di per sé drammatici: ogni giorno, a Gaza, muore una classe intera di bambini. Un collega della Croce Rossa mi ha riferito che non hanno quasi più spazio per conservare, in vista dei processi internazionali, tutti i proiettili che ogni giorno estraggono dai corpi dei bambini. E si tratta di proiettili per la maggior parte provenienti da droni, quindi riconducibili alle forze israeliane. Materiale che, assieme ad altre prove documentali, è stato raccolto e inviato alla Corte Penale Internazionale”.

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