“Prove certe sulle buone condizioni di salute”. È quanto emerso ieri sulla situazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto ormai da tre mesi in Venezuela e accusato di terrorismo, secondo quanto riferito dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. La notizia è emersa ieri, mentre, nella discrezione, le autorità italiane hanno cercato di compiere, senza riuscirci, passi decisivi per la sua liberazione, sulla scia di quanto fatto dagli Stati Uniti, i quali, invece, hanno ottenuto la liberazione di alcuni connazionali.
Riferisce Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Nei giorni scorsi, ho incontrato di nuovo Carlos de la Torre, rappresentante aggiunto in Colombia dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, il quale ha confermato la delicatezza della situazione e confermato alcune piste interpretative e quanto già espresso, in un’intervista a Zetaluiss, da Gabriella Citroni, ricercatrice e presidente del Gruppo di Lavoro sulle sparizioni forzate delle Nazioni Unite”.
Quest’ultima, ha spiegato che, per il Venezuela, “l’obiettivo non sono più gli oppositori, basta essere stati avvistati durante proteste o vicino alla frontiera con la Colombia. Chiunque venga percepito come minaccia, reale o ipotetica, rischia di essere coinvolto in sparizioni forzate”. Il metodo con cui agisce il regime di Caracas, spiega Citroni, ha messo in discussione la definizione stessa di sparizione forzata nel diritto internazionale: “I tre elementi principali sono la privazione della libertà, il coinvolgimento di agenti di Stato o gruppi paramilitari e la negazione o l’occultamento attivo della sorte delle persone scomparse. Nei casi che abbiamo preso in analisi spesso c’è stata ammissione, ma non sono stati forniti dettagli sulla detenzione, sulle accuse, non è stata data la possibilità agli arrestati di avere contatti con i loro familiari. Una serie di omissioni che fanno rientrare le situazioni che abbiamo esaminato nella definizione di sparizione forzata, oltre che di detenzione arbitraria”. Conclude Morsolin: “L’arresto del cooperante Trentini è particolarmente delicato. A mio avviso, il dibattito che si è sviluppato, a più voci, nel Parlamento europeo deve orientarsi a costruire ponti di dialogo e non muri che ostacolano la diplomazia dei popoli, come ci ricorda Papa Francesco”.