“Modesta è stata per tutti noi una profetessa perché ha portato con sé un fascio di luce e una sensibilità che mancavano attorno alla condizione di chi vive nella strada. Ha urlato a tutti: ‘Non potete fare finta che io non esista’”. Mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma delegato per la carità, durante una cerimonia, al binario 1 della stazione ferroviaria di Roma Termini, in memoria di Modesta Valenti, la donna senza dimora che 42 anni fa morì davanti alla stazione, dopo ore di agonia, perché, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Ieri sera, attorno alla targa che ricorda Modesta si sono raccolti molti tra volontari e senza fissa dimora, che rappresentano quel largo movimento di solidarietà nato attorno alle persone che vivono nella strada e che domenica scorsa sono stati ricordati nel corso di una celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Maria in Trastevere. “Modesta – ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – ci ha fatto scoprire la strada in modo diverso: non come un luogo che collega un posto ad un altro, ma come una singolare casa per chi non ha casa. Ci ha invitato a fermarci e a vedere chi vi abitava: persone messe ai margini ma con tanta voglia di vivere, fragili ma che non vogliono essere ignorate. Abbiamo scoperto una doppia Roma, quella dei sommersi e quella dei salvati, noi, più fortunati che spesso non ci accorgiamo di esserlo”. “Modesta – ha aggiunto Impagliazzo – morì perché era sporca, ma soprattutto perché era sola: nessuno si fece suo avvocato, neanche d’ufficio. Da allora abbiamo capito che la solitudine è una malattia che può portare anche alla morte. Ma dalla memoria di Modesta è nata la speranza rappresentata, solo a Roma, da 110 convivenze, dove persone che vivevano nella strada hanno riacquistato la loro dignità e ritrovato il loro futuro”. Alla cerimonia anche Gian Luca Orefice, Chief Human Resources di Ferrovie dello Stato italiane, che nel suo interventi ha sottolineato che Modesta “non va dimenticata” perché non si ripetano più storie di abbandono così drammatiche: “Le Ferrovie dello Stato continueranno ad impegnarsi per incentivare la solidarietà, perché la stazione sia un luogo di tutti e perché ci sia quel calore di cui tutti abbiamo bisogno: quell’attenzione agli altri che deve essere il pane quotidiano non solo delle associazioni ma di tutti”. La cerimonia si è conclusa con l’omaggio di una corona ai piedi della targa che ricorda Modesta Valenti e di tanti fiori, che ogni partecipante ha potuto aggiungere in modo personale.