
“Penso che sia arrivato un momento importante per la società civile afghana di reagire. La situazione delle donne allo stato attuale non è giusta. Ho sempre avuto speranza anche nei momenti peggiori e un modo per alimentarla è anche quello di continuare a raccontare storie che vengono dal Paese”.
Sono le parole di Lynzy Billing, giornalista investigativa e fotografa britannica di origini afgano-pakistane, regista del documentario “Long Night”, presentato nei giorni scorsi al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Il lavoro racconta l’impegno di Emergency in Afghanistan attraverso le testimonianze dei membri dello staff e dei loro pazienti. Un documentario che svela la drammaticità delle lunghe notti trascorse in ospedale segnate da “mass casualties”, l’afflusso massiccio di pazienti che giungono in pronto soccorso in un breve lasso di tempo a seguito di esplosioni e attentati. “Era già da molto tempo che volevo fare un film sui dottori di Emergency – afferma Billing – e credo che adesso fosse arrivato il momento giusto. L’Afghanistan sta vivendo una fase di transizione. Oggi è molto difficile avere notizie dal Paese, lo è soprattutto per i giornalisti. Non c’è libertà di stampa, è necessario trovare anche un nuovo modo di raccontare”. All’incontro ha partecipato Filippo Bongiovanni, anestesista-rianimatore che ha lavorato nell’ospedale di Kabul, gestito da Emergency. Nel corso della sua esperienza, Bongiovanni ha spiegato di aver perseguito l’obiettivo di “rendere completamente indipendenti dal punto di vista culturale e tecnico gli operatori delle strutture sanitarie”. “I chirurghi – ha evidenziato – sono un esempio lampante di questo successo perché rappresentano la prima categoria professionale ad essersi formata negli ospedali di Emergency”.