Suicidi in carcere: stamattina la manifestazione e l’appello dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale

La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale ha organizzato per la giornata di oggi, alle 12, un momento di riflessione sui suicidi e sulle morti in carcere, che vedrà coinvolti tutti i Garanti regionali, provinciali e comunali.
Nel corso della manifestazione sarà letto un appello elaborato dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, contenente i nomi dei detenuti morti suicida, per malattia e altre cause ancora da accertare, nonché i nomi degli agenti di polizia penitenziaria che quest’anno si sono tolti la vita, per non dimenticare le loro storie e il dramma delle loro famiglie.
L’appello è rivolto al ministero della Giustizia, all’Amministrazione penitenziaria, ai membri di Camera e Senato e alla società civile, ad un mese esatto dalle dichiarazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, ricevendo il corpo della Polizia penitenziaria, ha ribadito l’importanza di interventi urgenti per frenare l’emergenza dei suicidi in carcere.
“Ormai – si legge nell’appello che sarà presentato oggi – non si fa più in tempo ad enumerare i casi di suicidio che si è subito costretti ad aggiornarne l’agghiacciante elenco. È uno stillicidio insopportabile, al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione.
E dunque, è più che mai doveroso analizzare e decifrare il drammatico fenomeno del sovraffollamento carcerario, ribadendo, ancora una volta, con forza l’impellente necessità di interventi urgenti. La maggioranza dei detenuti vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle cd. ‘ore d’aria’. Questo rappresenta, senza dubbio, una patente violazione dei principi e delle garanzie riconosciute dalla nostra Carta costituzionale e dall’Ordinamento penitenziario. Tale situazione non è insuperabile”.
Per i Garanti territoriali, “è necessario riempire di senso, il tempo della detenzione, offrendo più attività ‘trattamentali’ (culturali, lavorative, sportive e ricreative). Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con l’aumento dei colloqui, delle telefonate, delle videochiamate. Si sottolinea, altresì, l’assoluta necessità di personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza. È necessario un maggior numero di misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed efficace la Giurisdizione di Sorveglianza, anche destinando maggiori risorse. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione”.
Di qui la richiesta a tutti i parlamentari di “norme specifiche ed urgenti” e al ministro di Giustizia di “provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del presidente della Repubblica che ha sollecitato ‘interventi urgenti, anche per tamponare l’emergenza'”, oltre che di visite delle carceri “con maggiore continuità e frequenza, perché, anche oggi – come scriveva nel 1949 Piero Calamandrei – ‘bisogna vederle, bisogna esserci stati, per rendersene conto'”. “I suicidi sono, difatti, il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere”, conclude l’appello.

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