Esplosione centrale idroelettrica nel Bolognese: Forni (Anmil), “se simili tragedie accadono, dobbiamo farci qualche esame di coscienza in più”

(Foto ANSA/SIR)

“A meno di 24 ore da una delle più gravi tragedie che siano accadute sul lavoro negli ultimi anni, è cominciata la gara tra rappresentanti istituzionali e parti sociali, alle parole di maggior effetto: una vuota, ripetitiva retorica che non riesce più a sfondare il muro della generale assuefazione verso fatti derubricati, in genere, a cronaca locale”. La denuncia, rilasciata al Sir, viene da Zoello Forni, presidente dell’Anmil, dopo l’esplosione di una centrale idroelettrica nel bacino di Suviana, nel Bolognese, che aggiunge: “Siamo addolorati e vicini alle famiglie dei 3 deceduti, dei 4 dispersi e degli 8 operai feriti nel bolognese a seguito dell’esplosione avvenuta ieri, 9 aprile, alla centrale idroelettrica dell’Enel Green Power di Bargi sul lago di Suviana, una delle più potenti dell’Emilia Romagna”.
“Tuttavia – spiega il presidente – questo ennesimo gravissimo evento ci dà modo di ricordare la gravità degli infortuni lavorativi, spesso neanche citati dalla stampa perché non così clamorosi, un fenomeno che non accenna a diminuire, come rilevato dagli Open Data Inail, i cui dati evidenziano che in Italia nei soli primi 2 mesi del 2024 le denunce d’infortunio sono state 92.711, aumentando del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Allo stesso modo, le denunce dei casi mortali, sempre nel periodo gennaio-febbraio, sono passate da 87 nel 2023 a 105 nel 2024 (+20,6%)”.
“Anche in Emilia Romagna – afferma Forni – la situazione risulta analoga rispetto al quadro nazionale: nel bimestre gennaio-febbraio 2024 gli infortuni registrati risultano essere 11.820, ovvero ben 577 rispetto all’anno scorso, mentre i mortali sono passati da 8 a 9. A tale proposito, non possiamo non sottolineare che questi numeri sono inferiori rispetto alla realtà, poiché non contano circa 2 milioni di lavoratori che mancano all’appello dell’Istituto in quanto assicurati con altri enti, oltre a tutto il lavoro sommerso”.
“Per noi che siamo le vittime del lavoro, e come Anmil rappresentiamo 600.000 famiglie, se simili tragedie accadono, ogni giorno, sempre con le medesime modalità, così come accadono infortuni con esiti gravi e proprio per questo non vengono neppure citati, dobbiamo farci qualche esame di coscienza in più, qualche domanda in più, ma soprattutto dobbiamo chiederci quanti altri dovranno morire o rimanere permanentemente segnati dal lavoro con mutilazioni e disabilità che provocano dolori e sofferenze che neppure si immaginano”, prosegue il presidente dell’Anmil.
“Siamo profondamente toccati e stiamo pregando perché accada un miracolo e i 4 dispersi vengano ritrovati salvi. Ma il dolore che investe e devasta le famiglie come le nostre è inimmaginabile e non ci sono cifre milionarie che bastano a ripagare la perdita di un figlio, di una madre o di un padre. Come rappresentanti Anmil che hanno vissuto sulla propria pelle tali situazioni comprendiamo appieno quanto a causa di un infortunio la vita può cambiare improvvisamente e, pertanto, siamo pronti a offrire il nostro pieno supporto. Invece, alle Istituzioni diciamo quanto sia necessario fare qualche un esame di coscienza e domanda in più e soprattutto vogliamo domandare: quanti altri ancora dovranno portare addosso dolori e sofferenze inimmaginabili e quanti ancora dovranno morire o rimanere permanentemente segnati dal lavoro con mutilazioni e disabilità?”, conclude Forni.

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