Legalità: Gratteri (procuratore Napoli), “dimostrare ai ragazzi che non è conveniente delinquere, non solo dal punto di vista etico, ma soprattutto economico”

“Credo veramente in questo progetto, per questo sono qui. Ci sono dei quartieri che vivono in situazioni estremamente disagiate, poveri veri che hanno tanta dignità. E progetti come quello che è stato presentato questa mattina sono concreti perché vanno davvero verso di loro. L’impegno di Albero della Vita e Fondazione Conad aiuta noi magistrati, perché l’attività che promuovono contribuisce a limitare la criminalità e a diminuire il nostro lavoro futuro. Qui a Napoli ho visto una forte presenza di impegno sociale. Vedo grande umanità, e anche un’effervescenza culturale che non si trova in altre metropoli”. Lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, in occasione della presentazione a Palazzo San Giacomo di “Sport never stop”, il nuovo progetto di Fondazione L’Albero della Vita e Fondazione Conad. “Viviamo in un momento storico difficile, specialmente per i ragazzi: ci sono pericoli nuovi, più meschini, che si nascondono anche nella tecnologia”, ha proseguito, spiegando che “in Italia, i primi ad utilizzare Facebook per comunicare e sfidarsi sono stati i camorristi, giovani che oggi hanno i nonni al 41bis. Hanno utilizzato i canali social per farsi pubblicità. Sembra strano, ma le mafie non sono strutture chiuse o segrete, hanno sempre avuto bisogno di farsi pubblicità, di essere visti come modello vincente”. “Nella seconda metà del Novecento, la mafia si faceva pubblicità comprando le squadre di calcio”, ha continuato Gratteri, evidenziando che “oggi la forma di pubblicità è farsi vedere in un video di TikTok con tante banconote in mano, abiti luccicanti all’interno di enormi suv. Chiunque li veda pensa che questo sia un modello vincente”. “Se i ragazzi non sono ben seguiti o strutturati, restano in balia di un dubbio, se aderire o meno a tale modello, e spesso ci cascano”, ha ammonito il procurato, secondo cui “è qui che dobbiamo intervenire, dimostrare che non è conveniente delinquere, non solo da un punto di vista etico, ma soprattutto economico. È importante parlarne a scuola, utilizzando il linguaggio dei ragazzi e toccando le tematiche di loro interesse”. “Parlare con i ragazzi – ha concluso – non è mai tempo perso: quando andiamo nelle scuole, ho riscontri continui molto positivi, riusciamo ad incidere positivamente almeno sul 20% dei ragazzi. Il successo o meno di un incontro dipende dalla nostra credibilità, se siamo portatori di una storia di coerenza e serietà. I truffatori, i personaggi inventati, costruiti, non costruiscono nulla”.

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