Haiti: Maurello (Avsi), “dimissioni premier una svolta significativa”. In città tutto aperto ma nei quartieri difficili “aumenta la violenza, mancano acqua e cibo”

Le strade bloccate a Port-au-Prince - (foto: Avsi)

La notizia delle dimissioni del premier di Haiti Ariel Henry, su pressione della comunità internazionale, “segna una svolta significativa perché la situazione non poteva che degenerare”. Dopo una notte di spari a Port-au-Prince “questa mattina la città si è svegliata con una calma apparente. È tutto aperto, la circolazione ha ripreso, gli esercizi commerciali sono aperti. Questi per noi sono segnali di incoraggiamento”. A parlare al Sir è Flavia Maurello, rappresentante Paese della Fondazione Avsi ad Haiti, che descrive però una situazione drammatica nei quartieri difficili in cui lavorano, Cité Soleil e Martissant: “Il nostro staff sta monitorando la situazione ed abbiamo riscontrato una serie di bisogni di base abbastanza inquietanti. Manca acqua potabile, cibo e aumentano gli atti di violenza sulla popolazione. Siamo molto preoccupati per le nostre comunità. Abbiamo bloccato le attività sul campo perché è troppo pericoloso. Ieri il nostro staff ha potuto fare solo alcune iniziative di supporto psicosociale con i bambini e i ragazzi. Purtroppo gli accessi a questi quartieri sono completamente bloccati e questo ci impedisce di portare beni di prima necessità. Quindi possiamo fare solo attività soft, in attesa di trovare la possibilità di portare i primi aiuti”. “Qui la notte è stata abbastanza pesante – racconta Maurello dal quartiere di Petionville a Port-au-Prince -, ci sono stati tanti spari. Sparano tutta la notte ma non sappiamo dire bene se siano spari in termini di festeggiamento o altro. Questa mattina la città si è svegliata con una calma apparente. È tutto aperto, la circolazione ha ripreso, gli esercizi commerciali sono aperti. Questi per noi sono segnali di incoraggiamento”. Nelle ultime ore, informa la cooperante, “la polizia è riuscita a riprendere il controllo del porto commerciale, che era stato attaccato negli ultimi giorni da alcune bande. C’erano vari container di merci che arrivano dall’estero e di armi, che la polizia aveva già sequestrato alle bande”. “In questo momento gli scenari sono diversi . osserva -. Questo governo di transizione, o Consiglio dei 7, è sicuramente la strada che verrà percorsa. Non sappiamo dire cosa sia buono e cosa no per questo Paese. Speriamo in una transizione che possa permetterci di supportare la popolazione e che il Consiglio transitorio possa essere risolutore o deterrente rispetto al conflitto in corso. Ci auguriamo che la Chiesa possa avere un ruolo super partes”. Certo, ammette, “i segnali dei giorni scorsi sono stati molto preoccupanti: le rappresentanze diplomatiche hanno evacuato il personale. Però le Nazioni Unite, le Ong, il personale espatriato, i missionari, sono ancora qui. Siamo stati tutti in attesa di vedere una svolta. Ora vediamo nelle prossime ore che succederà. Siamo possibilisti”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa