Buddhismo in Italia: presentata oggi a Roma una ricerca Ubi, 342mila praticanti e oltre 500 centri frequentati da donne e da over 60

(foto Unione Buddhista Italiana)

I praticanti di tradizione buddhista in Italia sono 342mila, pari allo 0,6% della popolazione residente. Dall’indagine condotta su oltre 500 frequentanti dei centri dell’Unione Buddhista Italiana emerge come ad essere preponderante sia la componente femminile (58%), e una presenza abbastanza consistente di over 60 (33%) rispetto a quella degli under 35 (26%). Dal punto di vista sociodemografico è possibile delineare un identikit del buddhista medio: donna di mezza età con un profilo socioeconomico e culturale mediamente alto. E’ stata presentata oggi a Roma alla Sala degli Atti Parlamentari Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” il primo studio a livello italiano ed europeo dal titolo “Il Buddhismo in Italia – Una ricerca sull’Unione Buddhista Italiana”, promossa dall’Unione Buddhista Italiana. La ricerca ha cercato anche di comprendere a quali categorie viene principalmente associato il Buddhismo. Il 36,3% degli intervistati lo considera una filosofia di vita, il 18,7% una religione, il 13,5% lo associa all’amore universale e alla compassione, e il 13,1% ad una scienza della mente. Da queste risposte, emerge il fatto che non tutti concordano nel definire il Buddhismo propriamente una religione: molti – e questa opinione diffusa anche tra i non praticanti – lo associano a una filosofia di vita, a un insieme di pratiche meditative, all’amore e alla compassione. Per la maggior parte degli intervistati la conoscenza del Buddhismo, è avvenuta in modo autonomo tramite le reti familiari (6,6%), il partner (4,3%) o gli amici (13,9%). L’adesione al buddhismo è dettata principalmente da necessità individuali, spirituali e personali. Tra i principali motivi che hanno determinato l’avvicinamento alla pratica buddhista vi sono i benefici spirituali come “via di salvezza alla sofferenza, la ricerca di risposte alle proprie domande e la convinzione che la morale buddhista possa aiutare l’umanità a progredire. L’adesione al Buddhismo per 7 intervistati su 10 non va letta in termini di conversione. Per molti, essere buddhista, non significa tagliare di netto con il passato quanto più intraprendere un percorso capace di allargare le proprie prospettive. “Attraverso questa ricerca abbiamo voluto aprire un nuovo capitolo negli studi sul Buddhismo in Italia offrendo una prospettiva di riflessione nuova su quanto sta accadendo non solo nel Buddhismo, ma anche nella società italiana”, sottolinea Filippo Scianna, Presidente dell’Unione Buddhista Italiana.

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