“È con profonda emozione e gratitudine che siamo accolti oggi dal Santo Padre, portando le voci e i volti dei pazienti ematologici, ma anche quella di milioni di famiglie che convivono con una malattia la quale, a volte, può ancora sembrare insormontabile”. Lo ha dichiarato Giuseppe Toro, presidente nazionale Ail, in occasione dell’udienza di oggi con Papa Francesco. Il pontefice, aggiunge Toro, “ha più volte ricordato che la sofferenza non è mai solo individuale ma coinvolge tutti; ci interroga e ci chiede di essere testimoni di un amore che si fa prossimità. La nostra associazione da 55 anni sostiene indefessamente chi sta combattendo contro un tumore del sangue, promuove e contribuisce allo sviluppo della ricerca scientifica, affinché nuove terapie e cure possano restituire a chi soffre la speranza di un futuro migliore. Ogni passo che facciamo nella ricerca, ogni persona che possiamo aiutare, ogni sorriso che vediamo su un volto che stava per perdere la speranza, è un segno che la luce della solidarietà non smette mai di brillare. Insieme illuminiamo il futuro”.
“Papa Francesco ci ha sempre insegnato che la ‘prossimità’ è il cuore del nostro agire. La sua capacità di abbattere barriere e di avvicinarsi a chi soffre continua a emozionarci e a ispirarci”, ha aggiunto don Marco Euganeo Brusutti, presidente di Ail Padova e coordinatore dell’appuntamento in Vaticano. “Come Ail sentiamo forte la chiamata a vivere questa vicinanza; ogni giorno i nostri volontari testimoniano l’importanza di essere una comunità che non lascia indietro nessuno. La speranza che Papa Francesco ci invita a coltivare è quella che ci guida nel nostro impegno: una speranza che non è mai isolata, ma che nasce dalla solidarietà e dalla vicinanza concreta”.