“San Dionigi è alla radice della fede di questa comunità: egli fu, secondo la tradizione, direttamente o indirettamente, l’evangelizzatore di questa terra. Celebrando la sua memoria, siamo chiamati a stupirci ancora una volta per il meraviglioso progetto di Dio che ci ha coinvolti nell’esperienza del Vangelo e chiede ancora oggi il nostro attivo contributo per realizzarlo proprio qui in questa terra, in questo tempo”. E’ quanto ha detto ieri nel Duomo di Crotone, in occasione della festa di San Dionigi, compatrono della diocesi, l’amministratore apostolico di Crotone-Santa Severina, mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace celebrando per la prima volta da amministratore l’eucarestia nella diocesi crotonese. Viviamo in un tempo – ha detto il presule – in un contesto “segnato gravemente dal clima di odio e di
violenza che semina morte e sofferenza in molte parti della terra attraverso la follia della guerra, che provoca vittime e dolore anche nella nostra società, nella nostra città, che getta molti nello sconforto e nella disperazione, soprattutto fra le giovani generazioni. Ci sentiamo
poveri e assetati di quella novità – ha spiegato – che apra uno squarcio nelle tenebre”. Oggi, per mons. Maniago “non si può essere prettamente chiusi in se stessi e cristiani, non si può essere stanchi e pigri e contemporaneamente cristiani, non si può essere isolati e
cristiani, non si può essere borghesi ben soddisfatti e autosufficienti, e cristiani. La vocazione cristiana – ha detto – genera in noi una sana inquietudine: il ‘giusto mezzo’, apparentemente fonte di equilibrio, è spesso un alibi per restare sempre fermi. Una fede che non chiede niente o che tocca solo la superficie della vita è senz’altro poco genuina. La fede che nasce da un ascolto attento della Parola del Signore, apre spiragli di luce e chiede di cambiare vita”. E in questo “ci viene in aiuto la testimonianza forte di S. Dionigi, nostro compatrono, e quindi riferimento privilegiato nel nostro cammino di fede. L’esperienza delle tenebre nell’ora della morte di Gesù sulla Croce, lo aveva predisposto alla luce della Risurrezione, della vita nuova, che a lui è arrivata dall’ascolto di quella parola che il Signore gli ha donato attraverso la predicazione di San Paolo. Questo sia l’impegno con cui iniziamo il cammino del nuovo anno pastorale: un più generoso ascolto della Parola di Dio, che porti libertà e movimento al nostro personale cammino di fede e al cammino delle nostre comunità”. Da qui la richiesta di mons. Maniago che “non manchi mai la parola del Vangelo nel corso della vostra giornata, all’inizio di ogni incontro, di ogni attività. Questo ci aiuterà a vivere in sincerità il cammino sinodale che il Santo Padre ci chiede di fare con fiducia e il Giubileo del 2025, vera occasione di Grazia che non possiamo vivere con superficialità”. L’esperienza sinodale continuerà nella diocesi “in vista di orientamenti comuni che ci aiuteranno a convertire la nostra pastorale, facendola sempre più missionaria e adeguata alle sfide del nostro tempo: da una chiesa clerocentrica a una chiesa ministeriale; da un insieme di parrocchie a una chiesa articolata sul territorio; da una chiesa cultuale a una chiesa battesimale che annuncia, celebra e testimonia la fede”.