Terra Santa: Sigilli (Diòmira), “in pellegrinaggio a Gerusalemme per testimoniare che la vita può riprendere e che i pochi cristiani che ci sono non sono soli”

Pellegrini a Gerusalemme (Foto Diomira Travel)

Si è concluso l’11 gennaio (dal giorno 8) con un incontro con il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, il pellegrinaggio di 9 sacerdoti delle diocesi di Milano, Piacenza e Cremona, in Terra Santa. Si è trattato del primo gruppo di pellegrini italiani dallo scoppio della guerra del 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco terroristico di Hamas a Israele. Durante il pellegrinaggio, promosso da Diòmira Travel (www.diomiratravel.com), che ha toccato Gerusalemme e Betlemme, i partecipanti hanno potuto incontrare, oltre al parroco di Gaza, anche il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, il suo vicario, padre Ibrahim Faltas, e mons. William Shomali, vicario patriarcale del Patriarcato latino di Gerusalemme. Forte l’invito rivolto ai pellegrini da padre Patton e da mons. Shomali a “tenere i motori accesi dei pellegrinaggi, non lasciar cadere il desiderio di venire nei Luoghi Santi e proporre il viaggio a gruppi, pur piccoli, di fedeli”. “Nonostante quanto sta avvenendo a Gaza – sono state le parole del Custode Patton – è possibile recarsi in pellegrinaggio qui in Terra Santa ancor più quando, speriamo già nelle prossime settimane, molte compagnie aeree torneranno a volare su Israele. Sono convinto che la presenza dei pellegrini potrà contribuire ad allentare le tensioni attuali”.

Da mons. Shomali è arrivato il ringraziamento per “questa vostra presenza che è un gesto coraggioso e altamente significativo in questi tempi”. I sacerdoti hanno ascoltato la testimonianza di padre Romanelli che ha descritto la situazione nella Striscia di Gaza e in particolare nella parrocchia latina della Sacra Famiglia dove sono accolti oltre 600 sfollati. Nel suo intervento il parroco di Gaza, costretto a Gerusalemme per il blocco israeliano dei confini della Striscia, ha chiesto pace per israeliani e palestinesi e auspicato un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Forti le motivazioni che hanno spinto i sacerdoti a intraprendere in questo periodo il pellegrinaggio: “Per dare un abbraccio e un segno di vicinanza ai miei amici e fratelli, incontrare il parroco di Gaza, i frati i vescovi e chi non si rassegna al terrore e alla guerra ma continua a sperare nella pace e nella giustizia” ha detto don Andrea Restelli, parroco a Lomagna. Don Emiliano Redaelli, parroco a Magenta, lancia alla sua comunità parrocchiale un invito a pregare per la Chiesa di Terra Santa: “facciamo sentire in tutti i modi la nostra vicinanza! La situazione è drammatica e stanno perdendo la speranza. Al tempo stesso, è grandissima la testimonianza di fede che abbiamo ricevuto”.

“Siamo il primo gruppo di pellegrini, dopo questi mesi difficili – dichiara Adriana Sigilli, presidente della Diòmira Travel –. Essere presenti, camminare tra le stradine della città vecchia, parlare con la gente che si incontra è testimoniare che la vita può e deve riprendere, che i pochi cristiani che ci sono non sono lasciati soli. I santuari sono vuoti, solo noi pellegrini per le strade di Gerusalemme. La gente ci guarda stupita perché da mesi non vede un gruppo di pellegrini”. Sigilli fa suo il messaggio ai cristiani del mondo del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme dei latini, che esorta a “visitare i luoghi santi. Non possiamo lasciare soli i cristiani che vivono in questa terra! E’ possibile tornare in sicurezza! Non abbiate paura”. “Essere stati in Terra Santa – per Sigilli – ha aperto il cuore e la mente a una conoscenza diretta  della sofferenza e della paura che molti vivono e della rassegnazione e della desolazione, che purtroppo non viene raccontata dai media”. Il pellegrinaggio è stata anche l’occasione “per testimoniare, con la presenza dei sacerdoti, la vicinanza e la solidarietà ai cristiani locali e a tutte le persone che da troppo tempo stanno vivendo in mezzo a questa guerra che ha spezzato la loro vita quotidiana”. Come è noto, infatti, la maggior parte dei cristiani, impiegata nel settore del turismo religioso, da mesi non lavora più a causa dell’assenza dei pellegrini. I negozi a Betlemme, quelli intorno ai luoghi santi di Gerusalemme, sono tutti chiusi. “Per tutti noi – aggiunge Sigilli – dovrebbe essere importante aiutare e sostenere la comunità cristiana, perché sono loro che vivono nella terra ricca di luoghi santi, dei luoghi della Salvezza, sono loro le pietre vive della Chiesa di Terra Santa, sono loro che nonostante le grandi sofferenze, fanno da collante per ricostruire ciò che è stato distrutto, per risanare le ferite subite e guardare verso il futuro con speranza e dignità”.

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