Suicidio assistito: Menorello (Network “Sui Tetti”), “le Regioni non hanno alcuna competenza su ddl Cappato”

“Il Veneto non può voltare le spalle alla sua identità e alle sue radici solidali, approvando martedì prossimo la proposta radicale di Marco Cappato per il ‘suicidio medicalmente assistito’”. Lo dichiara Domenico Menorello, coordinatore del network “Sui tetti” di circa 100 associazioni, membro del Comitato nazionale di bioetica. “Chiediamo a ciascun consigliere regionale di avere presente che quella terra veneta che dovrebbe rappresentare è fatta di uno straordinario tessuto sociale di assistenza, che verrebbe gravemente tradito e sovvertito, se è vero come è vero che una legge così indirizzerebbe inesorabilmente l’intera società verso l’indifferenza ai più deboli”. Secondo il coordinatore del network, “la legge stravolgerebbe piuttosto la sanità pubblica, perché imporrebbe agli ospedali pubblici di dare in tempi stretti (20 giorni) la morte al malato, fino a consentire l’eliminazione dei depressi, come sta drammaticamente capitando nei pochi Paesi con norme simili e come sarà reso possibile dalla indeterminatezza dei criteri degli art. 1 e 2”. “Inoltre – aggiunge – la proposta Cappato ignora la vera priorità: assicurare a tutti i disabili gravi la terapia del dolore, le cure palliative, l’assistenza h24 che, invece, oggi in Veneto sono ancora insufficienti. Solo così tutti saremo liberi di scegliere nei momenti più difficili”. “Chiediamo ad ogni consigliere regionale di tenere presente che – rileva – il ddl Cappato per ragioni ideologiche va contro la sentenza della Corte del 2019 che già regola i casi di accompagnamento a morte, ma esclude alcun obbligo sanitario e pretende come prerequisito la terapia del dolore; sul ddl Cappato le Regioni non hanno alcuna competenza, come attesta il 15.11.2023 l’Avvocatura generale dello Stato, perché sarebbe assurdo il federalismo della morte; il ddl Cappato introduce prestazioni sanitarie di morte gratuite, senza nemmeno coprire la spesa”. “Infine, troviamo ingiusto – conclude – che una decisione di questo tipo diventi un messaggio culturale di abbandono e scarto dei più fragili senza un adeguato confronto sociale e politico, ma con una imbarazzante e affrettata ‘conta’ fra i consiglieri, che spaccherà la società”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori