Papa Francesco: “comunicazione non è propaganda”, “non arrendersi alla cultura dell’aggressività e della denigrazione”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Anche il ministero del Papa oggi è dentro il mondo della comunicazione”. Lo scrive il Papa, nel discorso preparato e consegnato durante l’udienza ai partecipanti al Simposio “Université des Communicants en Église”, promosso dalla Conferenza dei Vescovi di Francia. “La comunicazione è la vostra missione. Una grande missione, in un mondo così iperconnesso e bombardato di notizie.”, scrive Francesco, esortando” a  non cadere nell’errore di pensare che l’oggetto della nostra comunicazione siano le nostre strategie o imprese individuali; a non chiuderci nelle nostre solitudini, nelle nostre paure o ambizioni; a non puntare tutto sul progresso tecnologico”. “La sfida della buona comunicazione è oggi più complessa che mai, e il rischio è di affrontarla con una mentalità mondana”, la tesi del Papa: “con l’ossessione del controllo, del potere, del successo; con l’idea che i problemi siano innanzitutto materiali, tecnologici, organizzativi, economici”. Come antidoto, Francesco propone di “ripartire dal cuore” e dall’importanza “di comunicare con il cuore, di ascoltare con il cuore, di vedere con il cuore cose che gli altri non vedono; per condividerle e raccontarle, rovesciando la prospettiva e le categorie del mondo”. “C’è tanto bisogno di questo”, in un tempo “così inquinato da parole roboanti, da sogni di potere e di grandezza”, sottolinea il Papa: “Comunicare per noi non è sovrastare con la nostra voce quella degli altri, non è fare propaganda; a volte è anche tacere; non è nascondersi dietro slogan o frasi fatte. Comunicare per noi non è puntare tutto sull’organizzazione, non è questione di marketing; non è solo adottare questa o quella tecnica. Per noi comunicare è stare nel mondo per farsi carico dell’altro, degli altri, è farsi tutto a tutti; è condividere una lettura cristiana degli avvenimenti; è non arrendersi alla cultura dell’aggressività e della denigrazione; è costruire una rete di condivisione del bene, del vero e del bello fatta di relazioni sincere; è coinvolgere nella nostra comunicazione i giovani”.

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