Colombia: nel 2021 96 massacri di civili, ma calano omicidi leader sociali. González Posso (Indepaz) al Sir, “bilancio contraddittorio ma tragico”

(Foto ANSA/SIR)

Pubblicato il 27 dicembre, il 31 dicembre era già superato: si tratta del rapporto 2021 di Indepaz (Istituto di studi per lo sviluppo e la pace), ong colombiana che tiene un costante monitoraggio della violenza in Colombia, riportando e mappando le uccisioni di leader sociali e ambientali, le uccisioni degli ex guerriglieri delle Farc smobilitati dopo l’accordo di pace del 2016, i massacri commessi dai gruppi armati.
Così i 92 massacri commessi in Colombia nel 2021 riportati nello studio sono diventati al 31 dicembre addirittura 96; e dai 168 leader sociali si è arrivati a 171 (1.286 nei cinque anni che sono seguiti all’accordo di pace). È la tragica natura di questo lavoro di mappatura, quello di essere aggiornato quasi quotidianamente. Il “report” finale è solo un’istantanea, comunque indicativa. La relazione 2021 fotografa una netta riduzione degli omicidi di leader sociali e pure di ex guerriglieri (48). Ma si tratta, comunque, di numeri elevati e drammatici, indicatori di una violenza diffusa nel Paese. A questi si aggiungono i preoccupanti dati, in aumento, sui massacri di civili commessi da gruppi armati, ben 92, per un totale di 335 vittime. Le uccisioni dei leader sociali hanno coinvolto 26 donne e 25 dipartimenti su 33. Le regioni più coinvolte sono quelle occidentali (in particolare Cauca e Antioquia). Tra i massacri, ben cinque si sono svolti nel municipio di Santander de Quilichao (Cauca) e anche in questo caso i dipartimenti occidentali sono i più coinvolti.
“Si tratta di un bilancio comunque tragico e contraddittorio, dato che si registra una diminuzione di omicidi di leader comunitari, ma un aumento dei massacri, che portano con sé ulteriori violenze, minacce, sfollamenti – spiega al Sir il presidente di Indepaz Camilo González Posso -. Certo, la diminuzione degli omicidi spiega che la questione in qualche modo si può affrontare, arginare. Ma resta forte la presenza di gruppi armati, che sono i terminali di interessi più grandi, di poteri mafiosi che si contendono il controllo del territorio. I gruppi armati sono la parte visibile di una struttura d’affari e potere. Purtroppo, spesso per esempio nelle zone amazzoniche, dietro alle violenze ci sono grossi interessi, per esempio progetti minerari. In altre situazioni, lo Stato è presente solo militarmente, ma non con progetti di carattere sociale, culturale, educativo”. Sono 162 i conflitti ambientali mappati nel 2021 dall’ong. Inoltre, al già alto tasso di violenza, Indepaz aggiunge il bilancio di quella che González Posso chiama “repressione brutale” delle proteste durante i mesi di maggio e giugno: 79 morti, 44 dei quali con presunta responsabilità della forza pubblica, 90 vittime di violenza oculare, 35 di violenza sessuale, con un totale di 833 interventi violenti.

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