Perù: vescovi, “i politici lavorino per i più poveri e sofferenti”. Un programma pastorale per superare la pandemia

(Foto: Conferenza episcopale peruviana)

La sofferenza attuale, la necessità di conversione e una parola di gratitudine e speranza. Si snoda su questi tre aspetti la riflessione offerta dai vescovi peruviani, al termine della 116ª Assemblea plenaria, che si è conclusa ieri. “Noi vescovi – scrivono – siamo consapevoli del fatto che ora siamo ‘afflitti’ da un nemico invisibile, un virus mortale, le cui conseguenze stanno causando un livello di sofferenze forse mai viste nel Paese e nel mondo intero”. Innanzitutto, la sofferenza. “Opprime il nostro cuore il non poter accompagnare tanti malati nei loro letti” di dolore “o nell’ora della morte. Il non poter accompagnare le famiglie, che, avendo perso i loro cari, non hanno potuto piangerli adeguatamente, secondo la tradizione cristiana”. I presuli fanno riferimento anche alla sofferenza per la sospensione delle celebrazioni pubbliche, benché ogni giorno l’accompagnamento spirituale del popolo non manchi attraverso messe trasmesse dai mezzi di comunicazione e la preghiera di sacerdoti, religiosi e laici.
Rispetto al secondo aspetto, la conversione, proprio questo, sottolineano i vescovi peruviani, è “il momento propizio per recuperare la nostra relazione con il Signore”, vivendo questo “momento di prova” come “momento di grazia”. I presuli puntano anche il dito contro i numerosi “casi di corruzione” e contro “coloro che antepongono al bene comune del popolo, a loro affidato, il beneficio personale, facendo della crisi l’occasione propizia per offendere e opprimere il popolo di Dio, e dimenticano che questa vita passerà e che, alla fine, saremo giudicati per le nostre opere”. E proprio ai politici i vescovi chiedono di “cambiare” e “convertirsi per lavorare a favore dei peruviani più poveri e sofferenti”: “Il bene comune è la pietra angolare di una politica con etica, di una politica di servizio. Il vero potere è il servizio”, affermano i presuli, che aggiungono: “I politici devono anche comprendere che la loro forza sta nel servire la popolazione; devono capire che non sono lì per dire alla gente cosa fare, ma il contrario: per conoscere i loro bisogni e fare ciò che chiedono”.
Infine, gratitudine e speranza. “Come peruviani siamo pieni di orgoglio di vedere la risposta generosa di tante persone per aiutare in questa situazione”, evidenziano i presuli, ricordando l’impegno di medici, infermieri, personale sanitario, forze dell’ordine, questi “santi della porta accanto”, come li chiama il Papa, per dire poi: “Grazie, fratelli!”.
I vescovi concludono il messaggio annunciando l’inizio del programma pastorale “Resuscita Perù, ora!”, “il cui nobile obiettivo è promuovere e rafforzare l’azione di solidarietà, convocando in un’ampia rete la Chiesa, il mondo accademico e la società civile in dialogo con le autorità dello Stato, per superare la pandemia”.

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