Colombia: si indaga sulla morte del volontario italiano Mario Paciolla che lavorava per l’Onu alla pacificazione nel post-conflitto

(Foto ANSA/SIR)

Suscita inquietanti interrogativi la morte, avvenuta in circostanze da accertare, del volontario italiano Mario Paciolla, 33 anni, originario di Napoli, a San Vicente del Caguán, nel dipartimento colombiano sudorientale del Caquetá. Il volontario, che stava lavorando a un progetto Onu nell’ambito del processo di pacificazione con l’ex guerriglia delle Farc e di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico, è stato trovato morto mercoledì, con dei tagli ai polsi. Inizialmente le autorità locali di polizia avevano pensato a un suicidio, ma ben presto le indagini si sono indirizzate verso l’omicidio. Del resto, la sicurezza di chi opera per la pacificazione del Paese è sempre più a rischio e la zona dove lavorava Paciolla è storicamente uno dei feudi della vecchia guerriglia, oltre che una delle prime dove si sono tentate alternative alla coltivazione della coca, grazie alla coraggiosa azione dei missionari della Consolata.  La Missione delle Nazioni Unite in Colombia “deplora profondamente” la morte del collega volontario, e invia “le sue più sentite condoglianze e la sua solidarietà alla sua famiglia, ai suoi amici e colleghi. La Missione sta conducendo un’indagine interna e segue da vicino le indagini delle autorità colombiane per determinare le cause di morte”.
La Rete accademica europea per la pace in Colombia (Europaz) esprime “il proprio dolore e sgomento per la morte di Mario Paciolla e si unisce alle richieste di accertamento della verità su quanto accaduto al collaboratore delle Nazioni”. La Rete Europaz, nata a sostegno degli Accordi di Pace e del lavoro del Sistema integrale di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione, e per promuovere reti di ricerca e di interscambio accademico tra studiose e studiosi di tematiche colombiane, manifesta inoltre la propria “preoccupazione per il futuro della pace in Colombia. I ripetuti episodi di violenza in varie zone del Paese; le persecuzioni contro attivisti, leader sociali ed ex-guerriglieri, denunciate da organismi nazionali e internazionali; il clima di ostilità e delegittimazione del lavoro della Commissione della Verità rischiano seriamente di compromettere i tanti sforzi sinora compiuti per la costruzione di una pace duratura con verità e giustizia sociale”.

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