Aggregazioni laicali: Landi (RnS), “dare risposte alla povertà non solo emergenziale ma di prospettiva”

“In un tempo nel quale assistiamo ad una recrudescenza degli egoismi territoriali, nazionali, professionali e sociali, il laicato cattolico è chiamato a dare una risposta guardando al bene comune della società”. Lo ha dichiarato Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento dello Spirito, durante l’incontro “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, che si è tenuto oggi in modalità streaming, promosso dalla Consulta delle Aggregazioni laicali alla presenza di mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, per interrogarsi sul modo di essere Chiesa al tempo del Covid-19. Secondo Landi, “povertà, accoglienza dei deboli e degli emarginati, e risposte concrete ai lavoratori”, sono i temi su cui il laicato cattolico, con le sue specificità, deve fare fronte comune, “perché come afferma Papa Francesco, nessuno si salva da solo”. A proposito della presenza dei cattolici nel dibattito politico, il coordinatore nazionale del RnS ha poi evidenziato come “essi siano scomparsi, perché da sempre visti come un serbatoio elettorale. E non di idee e testimonianze”. “Oggi i cattolici – ha proseguito – sono chiamati a dare risposte alla vita sociale, senza perdere il senso profondo del Vangelo e senza cadere nell’illusione di una rappresentazione politica unitaria, esperienza del passato”. Spesso, ha poi fatto notare, “sono considerati come una sorta di pronto soccorso sui problemi. C’è invece bisogno di progetti di più largo respiro in ordine al lavoro, al Terzo settore che non può essere la cenerentola della vita sociale dove tutto diventa o capitalismo o statalismo”. Il Terzo settore, ha osservato Landi, “fatto di associazioni, volontariato e progetti sociali, deve trovare alleanze che non siano solo unità ecclesiali ma parlino anche a quella parte di società civile, che sebbene fuori dall’esperienza cattolica, agisce per il bene comune e la dignità della persona”. E ha concluso, riguardo l’utilizzo massivo della rete e dei social nei mesi di lockdown: “Possono essere una grande occasione di crescita ma anche di imbarbarimento, sia sul piano sociale che della fede. Dobbiamo sfruttarne il bene. Ma il virtuale non può sostituirsi al reale di cui c’è bisogno”.

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