Iraq: Mosul, Emirati Arabi finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso

Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata – ma non completamente distrutta – nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. Lo riferisce l’agenzia Fides. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti. Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata “crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli”. La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859. Nella cornice dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “califfo” dello Stato islamico. Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive.

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