Vocazioni: don Michele Gianola (Cei), “negli ultimi 10 anni un calo del 18% ma nel cuore di ciascuno di noi c’è la chiamata alla vita”

Roma 03-01-2020 Convegno Nazionale Vocazioni don Michele Gianola, Direttore UNPV-CEI Ph: Cristian Gennari/Siciliani

“Le parole della fede in questo tempo hanno bisogno di un’opera di restauro capace di coniugare uno splendore antico e nuovo. Spesso annunciamo la vocazione alla vita nuova come una vita felice. Il rischio, però, è di pensare ad essa come un’esistenza ‘altra’, luminosa, senza difficoltà. La felicità del Vangelo è, invece, la presenza del Signore che attraversa il quotidiano e che è fatta di esperienze buone, faticose, che sono ciò che sostiene tutta l’armonia della vita”. Lo ha detto don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei, in apertura dell’annuale convegno nazionale vocazionale, oggi a Roma, parlando a un pubblico di religiose e sacerdoti ma anche di coppie laiche impegnate nella pastorale familiare. Tema di questa edizione è “Datevi al meglio della vita! (Christus vivit, 143)”, esortazione post sinodale di Papa Francesco sui giovani, in cui, ha spiegato il direttore dell’Ufficio della Cei, “li esorta a non essere ragazzi da divano, a prendersi il rischio di vivere”. Don Gianola, nel soffermarsi su come la “chiamata” interroghi non solo i giovani ma anche gli adulti “perché ha a che fare con la fecondità”, ha parlato del calo numerico di chi decide di entrare in seminario, in noviziato: “Le vocazioni sono calate negli ultimi dieci anni del 18%, contro un calo della popolazione giovanile dell’8%”. “Però – ha dichiarato – se intrecciamo vocazione e felicità forse nel cuore di ciascuno c’è una sorta di vocazione che è la chiamata alla vita, a spenderla insieme a qualcuno, per amore di qualcuno”. E questo “è ciò che dice il Santo Padre nella Evangelii Gaudium: ‘Io sono una missione in questo mondo’”, ha ricordato don Gianola, che ha così concluso: “Ciascuno di noi ha uno spazio, qualcosa di buono da fare, una vita bella da spendere. In questo senso ciascuno ha quindi una vocazione”.

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