Un invito a ripensare radicalmente il concetto di pace. Apre i battenti domani a Treviso (ore 11:30) Phantasmagoria Pacis, una mostra che trasforma il concetto di pace in un’esperienza visiva e intellettuale. Ospitata fino al prossimo 9 novembre dal Museo nazionale Collezione Salce, sede di Santa Margherita, e curata dal direttore del Museo, Elisabetta Pasqualin, e da Antonio Silvio Calò, presidente della “Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace”, l’esposizione propone un viaggio tra manifesti storici, opere digitali e installazioni contemporanee per raccontare la pace come costruzione attiva, non semplice assenza di conflitto.

La mostra nasce da un gesto minimo: il francobollo congiunto tra lo Stato italiano e lo Stato della Città del Vaticano, emesso per i 25 anni della Fondazione guidata da Calò, che spiega: “Come spesso accade, sono i segni più minuti a custodire le visioni più grandi. Non si parte da ciò che distrugge, ma da ciò che può costruire”. E proprio questa inversione di sguardo costituisce il cuore dell’esposizione: la scelta di mettere in luce il potenziale costruttivo della pace.
Oltre 50 manifesti del secondo dopoguerra, provenienti dalla Collezione Salce, raccontano speranza, ricostruzione e convivenza. Accanto a questi, le opere di artisti contemporanei come Tobia Ravà, Abdallah Khaled e Damiano Fasso dialogano con il passato. Fasso, in particolare, rielabora manifesti d’epoca attraverso animazioni digitali generative, fondendo memoria e innovazione. Per tre settimane, a partire dal 5 settembre, la sua opera viene proiettata sulla facciata del Palazzo della Prefettura.
“Ospitare questa mostra nel Museo Salce ci permette di svelare come i grandi temi della pace, dell’inclusione e della non-violenza siano stati raccontati per oltre un secolo attraverso la grafica”, afferma Elisabetta Pasqualin. E proprio l’accostamento tra i manifesti del dopoguerra e le opere digitali contemporanee, sottolinea, “crea una ‘fantasmagoria’ visiva che dimostra quanto la costruzione della pace sia un’urgenza estetica ed etica, ieri come oggi”.
Il percorso espositivo si articola attorno a nuclei tematici: i simboli della pace, la gioventù come forza di cambiamento, la stampa come strumento militante, il ruolo della fede e delle donne come tessitrici di relazioni e portatrici di visioni durature. Phantasmagoria Pacis è un invito a riscoprire l’armonia possibile, un viaggio che parte dalla polifonia di Bach e arriva alla fragile ma potente Venezia, emblema di rinascita. In un tempo segnato da conflitti, questa mostra è una chiamata collettiva a rimettere la pace al centro del dibattito pubblico e dell’azione quotidiana: è il primo passo di un percorso che, auspica Calò, potrà portare a Venezia, nel settembre 2026, i 42 Nobel per la Pace viventi, e magari anche Papa Leone XIV e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai quali verrà donato il francobollo che ha dato il via all’iniziativa.