Due massacri in due giorni. Suscita forte impressione, in Colombia quanto sta accadendo nella provincia del Catatumbo (Norte de Santander) nel nord del Paese, tradizionalmente tra i luoghi a maggiore densità di gruppi armati. I combattimenti tra l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e della dissidenza Farc (Frente 33), in corso da giorni, hanno provocato ieri la morte di cinque firmatari dell’accordo del 2016 tra Governo e Farc. Mercoledì erano stati trucidati una coppia e il loro bambino. Carlos Ruiz Massieu, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Colombia, ha affermato: “Esprimo la mia più ferma condanna per l’omicidio di cinque firmatari della pace e leader a Catatumbo. È urgente proteggere la popolazione e le comunità civili. Chiedo ai gruppi armati di cessare le azioni violente. La vera volontà di dialogo è rispettare la vita di coloro che hanno scelto la pace”.
In tale contesto giunge l’allarme dell’ong Human Rights Watch, che lancia l’allarme sulla violenza in Colombia, nell’ambito del suo rapporto globale, pubblicato ieri: “Due anni e mezzo dopo l’insediamento del presidente Gustavo Petro, la sua strategia di ‘pace totale’ ha ottenuto risultati limitati nel ridurre gli abusi contro la popolazione civile”, denuncia l’ong, secondo la quale “la violenza ha assunto nuove forme e i gruppi armati hanno nuovamente ampliato la loro presenza in alcune parti del Paese”. Il rapporto specifica che a giugno 2024, “il Clan del Golfo era presente in 392 Comuni, l’Eln in 232 e i gruppi ‘dissidenti’ delle Farc in 299. Queste cifre rappresentano un aumento di circa il 55%, il 23% e il 30%, rispettivamente, rispetto al 2022”.