“A partire dal 2020, la situazione ha preso una piega cupa e spaventosa”. “Viviamo un’epoca in cui l’urgenza percepita di agire per proteggere il clima e la natura è inferiore, di gran lunga, rispetto a quando la Laudato si’ fu promulgata per la prima volta”. A lanciare l’allarme è Carmody Grey, professoressa all’Università di Radboud (Paesi Bassi), esperta di ecologia integrale, che prendendo la parola oggi alla prima sessione di lavoro dell’incontro sulla Laudato si’ promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ha passato in rassegna i contesti odierni della “crisi” ecologica. “I processi e le istituzioni a cui il mondo aveva affidato la responsabilità di limitare la temperatura globale hanno perso credibilità, anziché acquisirla, nel decennio successivo alla Laudato si’. Le COP successive a quel momento culminante del 2015 hanno fatto pochi o nessun progresso. Le compagnie di combustibili fossili, e gli Stati che le sostengono e ne traggono beneficio, hanno costantemente e con successo impedito un’azione globale sul clima. Da Parigi in poi, si sono riorganizzate, organizzando la resistenza al cambiamento a tutti i livelli. Le parole di Trump, “Drill baby drill”, rivolte alle compagnie di combustibili fossili che celebravano una nuova era per le grandi compagnie petrolifere, rappresentano forse l’apice di tutto questo”.

Castel Gandolfo, incontro Ccee sulla Laudato Si’ (Foto Biagioni/Sir)
Secondo la professoressa, “la più grande vittoria dei gruppi che si oppongono all’azione sul clima e sulla natura è stata quella di averli trasformati in temi polarizzanti, temi attorno ai quali dividere anziché unire”. La Chiesa non può però tornare indietro. “Nel nostro ‘oggi’, non è solo Dio a rivolgersi a noi, ma tutta l’umanità”, ha esortato la Grey, “soprattutto coloro che sono impotenti e possono solo aspettare che chi detiene il potere decida se salvare il futuro. Tutte le istituzioni senza eccezione – governative, non governative, civiche, educative ed ecclesiali – sono chiamate a rendere conto in questo momento”. “È una responsabilità verso i poveri e verso coloro che non sono ancora nati. In questo momento, ciò significa impegnarci e rinnovare il nostro impegno per la conversione ecologica nelle nostre vite, comunità e regioni. E significa fare pressione su quegli attori che hanno il potere di prevenire un ulteriore riscaldamento globale e la distruzione della natura”.