Mar Mediterraneo: Univ. Milano, dall’8 al 10 maggio l’evento “Un nome, non un numero” per ricordare i migranti morti nel naufragio dell’8 aprile 2015

La notte del 18 aprile 2015 un peschereccio partito dalla Libia senza catene e senza ancora si inabissò a 400 metri di profondità, nel Canale di Sicilia, con il suo carico di mille giovani migranti. Dopo il disastro, il Governo italiano diede il via alla Missione Melilli con la quale il Labanof, il Laboratorio di Antropologia e odontologia forense dell’Università degli studi di Milano, iniziò il lavoro di riconoscimento delle vittime nella base di Melilli. A dieci anni dal più grande disastro migratorio del Mediterraneo, l’Università statale di Milano organizza l’iniziativa “Un nome, non un numero”, tre giorni di eventi, dall’8 al 10 maggio, nell’aula magna di via Festa del Perdono 7, per onorare le vittime e riflettere sull’importanza di restituire un nome ai morti.
L’evento “Un nome, non un numero” si aprirà l’8 maggio alle 14 con i saluti istituzionali della rettrice Marina Brambilla, e della senatrice a vita e docente del dipartimento di Bioscienze della Statale, Elena Cattaneo. Dopo gli interventi che rievocheranno la Missione Melilli e commemoreranno il naufragio attraverso racconti e immagini, l’Orchestra del mare proporrà un concerto con l’utilizzo di strumenti realizzati nella liuteria del carcere di Opera, con il legno delle barche con cui i migranti hanno attraversato il Mediterraneo. In chiusura della giornata, l’intervento di Matteo Renzi, presidente del Consiglio all’epoca del naufragio.
L’8 maggio verrà anche inaugurata anche la mostra allestita nello spazio antistante l’Aula magna e nel vicino cortile del Settecento, che racconterà la tragedia, le vittime, le operazioni attraverso installazioni, un plastico della base di Melilli e del barcone, una mostra con proiezione “Corpi migranti” di Max Hirzel, fotografo, un’esposizione degli effetti personali di alcune delle vittime, una collezione toccante di oggetti (documenti, lettere, amuleti, fotografie) che narrano le storie individuali, e infine un ambiente immersivo che riproduce il barcone nel quale i visitatori avranno la possibilità di rivivere le esperienze degli operatori e l’entità della tragedia.

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