Gaza: Save the children, “la distribuzione degli aiuti umanitari deve essere accessibile in sicurezza e basata sulle necessità”

A Gaza la distribuzione degli aiuti umanitari deve essere accessibile in sicurezza e basata sulle necessità. Lo afferma Save the children, in un contesto di crescente preoccupazione per le segnalazioni di caos e uccisioni nella Striscia, in zone militarizzate dove i civili sono stati costretti a recarsi per ricevere gli aiuti disperatamente necessari.
“L’accesso agli aiuti umanitari deve essere sicuro, imparziale e basato sulle necessità della popolazione, non deve avvenite tramite riconoscimento facciale, screening biometrici o sotto la sorveglianza di personale armato. Non c’è nulla di umanitario in ciò che stiamo vedendo a Gaza. Il raggruppamento, la recinzione e la concentrazione di civili in un unico luogo sono incredibilmente pericolosi, soprattutto in una guerra in cui gli spazi civili, siano essi case, rifugi, scuole e ospedali, sono stati ripetutamente bombardati. Le famiglie si trovano di fronte a una scelta impossibile: rimanere dove sono e morire di fame, o rischiare di essere colpite o bombardate cercando di raggiungere i beni necessari per sopravvivere. Gli aiuti non devono essere trasformati in uno strumento di controllo piuttosto un sollievo” dichiara Ahmad Alhendawi, direttore Regionale di Save the children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa Orientale.
“Le persone a Gaza sono costrette a correre il rischio inimmaginabile di dirigersi direttamente verso la stessa violenza da cui hanno cercato di fuggire negli ultimi 20 mesi. Questo non è accesso agli aiuti umanitari; è un percorso a ostacoli pieno di pericoli, che esclude coloro che hanno più bisogno di aiuto. Questo modello di distribuzione degli aiuti è indegno, pericoloso e totalmente disumano. Con questo nuovo sistema, i civili devono raggiungere zone militarizzate per riuscire ad avere cibo o beni di prima necessità sotto la sorveglianza di personale armato, trasformando quello che dovrebbe essere un momento di sollievo in un’esperienza terrificante e ad alto rischio. La presenza costante di armi nei punti di distribuzione evidenzia quanto questo modello di aiuti sia insicuro e contrario ai principi umanitari. Nella maggior parte dei casi, sono gli uomini ad assumersi questo compito viste le lunghe distanze da percorrere e i pesanti pacchi da trasportare. Ma nel farlo, gli uomini a Gaza affrontano anche il rischio di essere trattenuti ai posti di blocco. Questo sistema, inoltre, rischia di escludere i più bisognosi: gli anziani che non possono camminare, i bambini che hanno perso i genitori e i feriti di guerra”. Save the children è presente a Gaza da decenni  e pronta a fornire aiuti salvavita insieme ai partner: “Ciò di cui abbiamo bisogno è un accesso sicuro e senza ostacoli. Lasciateci fare il nostro lavoro” aggiunge Ahmad Alhendawi. Secondo l’organizzazione “l’Italia può e dovrebbe fare di più per tutelare lo spazio umanitario e arrivare ad un cessate il fuoco duraturo. È necessario, infine, che il nostro Paese, si allinei con altri membri dell’Unione europea per rivedere l’Eu Israel Association Agreement, in considerazione delle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario all’interno della Striscia di Gaza”.

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