Anche questo weekend le proteste in Serbia contro il governo non si sono placate e decine di migliaia di persone hanno bloccato tre ponti sul Danubio, a Novi Sad, la seconda città nel Paese balcanico. Dal 1° novembre, giorno in cui la tettoia di una stazione ferroviaria recentemente ricostruita è caduta causando la morte di 15 persone, gli studenti ma anche molti intellettuali sono in piazza per invocare giustizia e cercare le responsabilità, sostenendo che la tragedia è stata causata da lavori eseguiti male e commissionati con corruzione. Gli studenti hanno camminato 80 chilometri a piedi da Belgrado fino a Novi Sad con gli slogan “Avete il sangue sulle mani” e “La corruzione uccide”. La settimana scorsa si è dimesso il primo ministro Milos Vucevic mentre prima avevano lasciato il governo altri due ministri. Per ora non ci sono passi in avanti e nessuna trattativa tra le autorità e i manifestanti. Ora la palla è nelle mani del presidente Alexander Vucic, uomo forte nella politica di Belgrado al potere dal 2014. Questa settimana Vucic dovrebbe decidere se nominare un nuovo premier o indire elezioni anticipate in aprile.