Cattolici e politica: Granata (Comitato Settimane sociali), “la partecipazione non si racconta, la si fa”

“In questi giorni parleremo di valori non notiziabili, quelli che non fanno clamore ma sono fondamentali per il bene comune. Lo diciamo subito, così che non perdano tempo, coloro che ci chiedono il nome del partito, chi saranno i nuovi leader, in quale centro ci si colloca”. Si è aperto con questa provocazione l’intervento pronunciato oggi pomeriggio da Elena Granata, vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, introducendo la costituente “La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito” in svolgimento al Th Hotel Carpegna di Roma.
“Parleremo di valori non notiziabili, di cose irrilevanti per la politica e per i media”, ha spiegato, aggiungendo che “sono irrilevanti i poveri, gli anziani, i senza casa, i giovani emigrati, i migranti, i carcerati: soggetti fuori dal dibattito pubblico”. “Sono irrilevanti persino coloro che ne parlano”, ha osservato Granata, secondo cui “parlare di valori non notiziabili, significa anche lasciarsi alle spalle le dispute sui massimi sistemi, le dispute teoriche intorno ai valori non negoziabili – perché essere ancorati a valori non ci esautora – diceva il card. Martini – dall’esercizio della mediazione politica, non possiamo più limitarci a enunciare principi”. La vicepresidente del Comitato delle Settimane sociali ha ripercorso quanto successo a Trieste e nei mesi seguenti: in occasione della 50ª Settimana sociale “abbiamo capito che la partecipazione non si racconta, la si fa” e ha portato l’esempio di Bianca Balti che a Sanremo non ha parlato della sua malattia “ma ha esposto il suo corpo”. Un’altra cosa che “abbiamo capito” è “quanto è difficile e faticosa la partecipazione”. Oggi, ha commentato i “processi partecipativi un po’ stanchi perché si ha l’impressione che non valga la pena partecipare” o, peggio ancora, “si delega ai potenti”.

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