A Palermo, nelle periferie dove povertà educativa, violenza e dipendenze stanno crescendo, c’è un luogo dove il gioco, il teatro e lo sport diventano strumenti di cura e di riscatto. È la sede dell’Associazione Elementi che con il progetto “Scelgo il gioco che fa bene alla salute”, domenica 14 dicembre porta in scena l’evento “Uniti dal gioco, liberi dalle dipendenze” alle ore 17 presso la Sala De Seta dei Cantieri culturali della Zisa, per un pomeriggio di comunità, arte e prevenzione.
“Scelgo il gioco che fa bene alla salute” è un progetto corale che ha coinvolto diverse centinaia di persone tra bambini, adolescenti, famiglie, insegnanti e anziani in un anno di attività ludico-educative, percorsi formativi e momenti comunitari che hanno fatto riscoprire il valore del legame sociale come forma di prevenzione e cura al comportamento a rischio.
“Scelgo il gioco che fa bene alla salute” è stato ideato e coordinato dall’Associazione Elementi Aps – capofila di una rete che unisce realtà pubbliche e del Terzo settore – e sostenuto dall’Assessorato Politiche Sociali della Regione Siciliana, Assessorato Salute della Regione Sicilia e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Ad aderire sono stati pure il Comune di Palermo, l’Ordine dei giornalisti della Sicilia ed il Circolo Canottieri Roggero di Lauria.
Domenica 14 dicembre all’evento che unisce teatro, sport e comunità “Uniti dal gioco, liberi dalle dipendenze” sono attese oltre 200 persone tra bambini e bambine, genitori, insegnanti, operatori e partner istituzionali. Un pullman partirà dallo Zen per permettere alle famiglie di partecipare gratuitamente, confermando la volontà di rendere il progetto realmente accessibile.
Durante l’evento saranno presentate una serie di performance teatrali e brevi esibizioni di parkour e arti marziali, insieme ad alcuni video che raccontano le esperienze formative e sociali svolte nei territori più fragili della città.
Protagonisti dello spettacolo che utilizza il gioco per ritrovare sé stessi sono bambini dai 7 agli 11 anni, provenienti da Zen, Cardillo, Marinella, Sferracavallo e Tommaso Natale.
La storia racconta un tema sempre più urgente: l’abbandono del gioco creativo a favore dei dispositivi digitali e delle interazioni virtuali. I bambini diventano “zombie digitali”, finché una nuova compagna – Rosalia – non li guida a riscoprire il valore del gioco autentico, delle mani che creano, della fantasia che unisce. Una metafora chiara e potente: solo tornando alla relazione si può contrastare il vuoto che alimenta dipendenze e fragilità.