Leone XIV: “archeologia cristiana valido strumento per l’ecumenismo”, sì a “diplomazia della cultura”

“Tanti applausi, poi vengono giù le finestre!”. Con questa battuta, pronunciata a braccio, il Papa ha cominciato il discorso rivolto ai membri del Pontificio Istituto di Archeologia cristiana. L’archeologia cristiana, per Leone XIV. “È un ambito di studio che riguarda il periodo storico della Chiesa unita, per cui può essere un valido strumento per l’ecumenismo: infatti, le diverse Confessioni possono riconoscere le loro comuni origini attraverso lo studio delle antichità cristiane e fomentare così l’aspirazione alla piena comunione”. “A tal proposito, ho potuto fare questa esperienza proprio nel mio recente viaggio apostolico, quando a İznik, l’antica Nicea, ho commemorato il primo Concilio ecumenico insieme con i rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali”, ha raccontato il Pontefice ripercorrendo il suo primo viaggio apostolico: “La presenza dei resti degli antichi edifici cristiani è stata per tutti noi emozionante e motivante “Prendere parte, attraverso i vostri studi, a quella diplomazia della cultura, di cui il mondo ha molto bisogno ai nostri giorni”, l’altro invito del Papa: “Attraverso la cultura l’animo umano oltrepassa i confini delle nazioni e supera gli steccati dei pregiudizi per mettersi al servizio del bene comune. Anche voi potete contribuire a costruire ponti, a favorire incontri, ad alimentare la concordia”. “Come ho ricordato nella Lettera apostolica, nel 1925 venne celebrato il Giubileo della pace, ora stiamo celebrando il Giubileo della speranza”, ha concluso il Papa, secondo il quale il citato Istituto “si trova idealmente proteso tra la pace e la speranza”: “E in effetti voi siete portatori di pace e di speranza dovunque operate con i vostri scavi e le vostre ricerche, così che, riconoscendo il vostro vessillo bianco e rosso con l’immagine del Buon Pastore, vi possano spalancare le porte non solo in quanto portatori di sapere e di scienza, ma anche come annunciatori di pace”.

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