“Le dimissioni erano l’unica possibilità per l’attuale governo; non abbiamo mai visto una moltitudine così grande, un fiume in piena non solo a Sofia ma in moltissime città. Hanno protestato anche i bulgari all’estero”. È il commento rilasciato al Sir da Tony Nikolov, caporedattore della rivista “Cultura”. A suo avviso “l’arroganza e il cinismo dei governanti hanno portato a queste proteste di massa”. Aggiunge che “questa crisi di governo succede in un momento particolare, perché dal 1° gennaio la Bulgaria entra nell’euro”. “Se le procedure però verranno rispettate e gli organi di controllo fanno il loro dovere, non ci dovrebbero essere problemi”, osserva. L’analista non dubita che “ci sarà stabilità, senza turbolenze”. “Dei rischi politici però ci potranno essere, nel senso che l’attuale governo era in carica da neanche un anno”. “Attualmente all’opposizione ci sono due soggetti, ‘Continuiamo il cambiamento-Sì, Bulgaria’ e l’eventuale ipotetico progetto del Presidente della Repubblica Radev”, afferma. “Il primo soggetto non è pronto a governare e non dovrebbe avere neppure i numeri, mentre per il progetto di Radev non si sa se si realizzerà perché il Presidente dovrebbe troncare il suo mandato”. Una variante plausibile – ritiene – sarebbe un governo di tecnici. Nikolov rileva che “ora bisogna vedere se la gente della piazza sarà disposta ad andare alle urne”.
credit: Tony Nikolov